Ogni tanto a quest'ora metto in ordine le cose sparse per la camera: i vestiti buttati sulla spalliera della sedia che stratificandosi diventano una sorta di imbottitura posticcia; i cumuli di fogli e scontrini, bottiglie d'acqua ormai vuote, monete isolate, penne e matite e tutte le altre cose distrattamente appoggiate sulla scrivania; le sciarpe ammonticchiate sull'appendiabiti; le scarpe spinte per pigrizia sotto al letto; i libri che iniziano a torreggiare sul comodino. Cerco di mettere ordine per scongiurare ed esorcizzare quel senso di precarietà che ha preso possesso della mia vita. Provo a mascherare il tutto con una patina di normalità. Non è che senta il bisogno di percepire un legame con questi luoghi, ma alla lunga è affossante avere l'impressione di essere turisti della propria esistenza e ci si rassegna a predisporre dei riti, delle piccole scadenze quotidiane, che punteggino di sicurezze le proprie giornate. Così alla sera quando non sono troppo stanca metto in ordine, quindi mi siedo sul letto e mi godo la prospettiva della stanza sistemata alla perfezione, con i libri allineati sullo scaffale, la sedia denudata dalla sovrapposizione di abiti, la scrivania sgombra. Poi mi addormento e sogno di essere da un'altra parte.
Listening to:
Ramshackle - Beck
Etichette: Personale, Riflessioni
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