giovedì, maggio 17, 2007

Broken

Affondare le unghie nel palmo della mano non basta più per non sentire tutto il resto. Questo piccolo dolore conosciuto non è più sufficiente a rassicurami davanti allo smarrimento di cui sono vittima. Questa volta so che non basterà aumentare l'intensità della pena per diventare impermeabile. Scivolo da un errore all'altro e non ho scuse per questo, ma gradirei un po' più di magnanimità; invece, non mi si perdona nulla. Ogni piccola conquista è sciupata immediatamente e non ha importanza se per colpa mia, di altri o per caso: il risultato è sempre, tristemente lo stesso.
Odio le pareti della mia stanza. Odio il palazzo di fronte. Odio questa dannata scrivania. In quasi otto mesi sono stati testimoni solo di malinconie, paure, tristezze e di queste maledette lacrime che sembrano attendermi in agguato ogni volta che mi chiudo la porta della camera alle spalle.
Sono stanca. Stanca di aspettare; di rimandare; di guardare in basso; di avere paura; di sentirmi sempre sola; di non essere capace di guardare gli altri negli occhi; di essere timida quando proprio non dovrei; di avvertire spesso questo senso di soffocamento, come se mi stessero afferrando per la gola; di non riuscire a dormire; di tremare spesso; di sentire sempre troppo profondamente anche la cosa più insignificante; di scappare da tutto, da tutti e soprattutto da me stessa.

Listening to:
Lilac wine - Jeff Buckley

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