Se avessi due vite, una potrei tranquillamente usarla per osservare ed imparare come ci si muove nel mondo, e nell'altra potrei dedicarmi a mettere in pratica tutte le cose apprese nella precedente. Come se la prima fosse la prova generale della seconda. Potrei procedere per tentativi assegnandomi un nuovo compito ogni giorno e vedendo se sono capace di portarlo a termine in maniera adeguata. Potrei esercitarmi. Arriverei ben preparata e imbottita contro gli urti della vita, saprei cosa fare, come e quando, saprei camminare a testa alta, riuscirei a sentirmi incredibilmente leggera, a ridere delle contrarietà quotidiane, sarei in grado di affrontare le situazioni critiche, di organizzarmi, di pianificare e di prevedere gli eventi. Ma, sfortunatamente, la vita è una chance unica e irripetibile, non esiste il "soddisfatti o rimborsati", e il mio mantenermi ai margini a guardare e non partecipare, la mia timidezza, le mie paure, non fanno altro che trasformarla in un colossale e sacrilego spreco che mi fa sentire disperatamente colpevole e senza possibilità di espiazione...
Ma non converrebbe mandare in avanscoperta Maria-2 e lasciare che faccia esperienza mentre Maria-1 sta tranquillamente a casa ad aspettare i dati di tali "missioni"?
Sono una grafomane impenitente: se sono felice scrivo, se sono arrabbiata scrivo, se sono triste scrivo.
Scrivo perché mi viene naturale. Scrivo perché per me è più facile che parlare. Scrivo perché non sono capace di confidarmi altrimenti. Scrivo per passare il tempo. Scrivo per documentare i momenti salienti. Scrivo quando mi annoio. Scrivo quando sono piena di entusiasmo. Scrivo come forma di auto-analisi. Scrivo per lanciare messaggi in bottiglia, che - chissà! - potrebbero spiaggiarsi su rive sorprendenti.
Di professione sono una penna mercenaria: mi presto a creare per denaro qualunque tipo di testo su qualsiasi argomento. Ma il sogno è, un giorno, riuscire a scrivere per lavoro solo di ciò che voglio e che m'interessa.
Nel frattempo, quando ne sento la necessità, scarico un po' di zavorra cognitiva ed emotiva nella mia stanzetta viola virtuale, lo spazio più intimo e, allo stesso tempo, quello più pubblico che ho.
Perché metto i miei pensieri in piazza? Perché, per paradosso, comunicare con il mondo è meno imbarazzante che farlo a tu per tu.
2 Comments:
Ma non converrebbe mandare in avanscoperta Maria-2 e lasciare che faccia esperienza mentre Maria-1 sta tranquillamente a casa ad aspettare i dati di tali "missioni"?
Il problema, caro Fab, è che non mi sono ancora sdoppiata...
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