"Stracciati, sporchi, barbe lunghe, molti senza scarpe, congelati, feriti"
Per di più lo spettacolo è stato preservato dalla pubblicità, cosa che ha consentito al pubblico televisivo di evitare il fastidioso "entrare ed uscire" dall'atmosfera: bastava ambientarsi all'inizio e il gioco era fatto.
"Il Sergente" è un adattamento del famoso "Il Sergente nella Neve" di Mario Rigoni Stern, scrittore forse rozzo (come lo definì Vittorini), ma di certo molto efficace, che raccontò la guerra che aveva vissuto: una guerra senza eroi, di sole vittime e sconfitti da tutte le parti e di gente capace di gesti di grande umanità, incurante del colore della divisa. Non ho mai letto il libro per intero, devo ammetterlo, eppure per quel che ho visto ieri credo di poter dire che Paolini non l'ha tradito. Nell'ora e mezza di spettacolo che sono riuscita guardare (tutta la parte finale, per fortuna) ho ritrovato il Paolini di sempre, quell'omino vibrante ed espressivo che più che recitare racconta con trasporto e partecipazione; ho ritrovato i suoi lampi d'ironia e la sua voglia di testimoniare storie che oggi sembrano inattuali e sono sul punto di essere dimenticate; ho ritrovato il suo essere anti-divo ed anti-teatrale nei gesti, il suo scarnificare i costumi e la scenografia senza la spocchia di voler essere a tutti i costi sperimentale; ed ho soprattutto ritrovato la generosità di un uomo che si dona sul palco senza riserve, praticamente da solo per quasi tre ore nello scenario lunare di una cava di pietra.
Listening to:
La guerra di Piero - Fabrizio De Andrè
Etichette: Attualità, La7, Paolini, Riflessioni, Rigoni Stern, Sergente, Teatro, TV
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