Primarie secondarie
Perché la consultazione di domenica prossima, spogliata da ogni possibile ricaduta sulla tenuta del governo (blindato, almeno per un po', dalla decisione della Consulta sul Porcellum), è diventata solo e soltanto la scelta del nuovo segretario del PD. Segretario che rischia, chiunque egli sarà, di finire logorato all'ombra delle larghe intese. Di morire in panchina, insomma.
Tutto l'opposto di ciò che avrebbe sperato il "ggiovane" Matteo Renzi, che adesso - come nel Monopoli - potrebbe essere condannato a rimanere fermo un turno, perdendo nel frattempo il treno giusto. Nella palude del largo del Nazareno, infatti, è più facile finire sommersi che galleggiare. Anche perché, una volta a capo del partito non potrà più dire tutto e il contrario di tutto seguendo gli umori dei sondaggi e della Rete, dare un colpo al cerchio (l'elettorato di sinistra deluso dalla cecità e dalla rapacità dei vecchi capibastone, interessanti soprattutto all'autoconservazione) e uno alla botte (i delusi del centro-destra, quelli che sognano ancora la rivoluzione liberale promessa da Berlusconi nel '94).
Votare? Non votare? E, se si vota, meglio un voto "utile" o un voto "di protesta"? Alla fine il dilemma è sempre quello: "Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?"
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