La disperazione è una busta celeste, sono parole scritte in stampatello su un foglio a quadretti, un messaggio non firmato per dire «non andare via» senza spiegare dove rimanere. Un gesto velleitario e inutile per chi sapeva di essere così preda della paura al punto da essere poi capace di negare ogni addebito, vanificando tutto. E tuttavia è stato, perché bruciava troppo quell'urgenza e allora meglio andarsi a cercare "la bella morte". Se solo il coraggio fosse durato.
Eppure non c'era da stupirsi per il precipitare rapido degli eventi: tutto nasceva sotto i peggiori presagi, a ben pensarci. A partire da quella poesia, quasi profetica e così assolutamente inadatta al momento. Nessuna celebrazione di ciò che sarebbe dovuto e potuto essere, ma già il rimpianto. Qualcosa da seppellire prima che nascesse. Un'ironia involontaria, probabilmente, che oggi sembra spietata come una maledizione.
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