sabato, settembre 22, 2007

Libri, parte II (adolescenza)

Il libro che segnò l'inizio della mia adolescenza fu Il Gattopardo, letto per motivi scolastici in terza media, e che nonostante l'imposizione amai moltissimo. Tutt'ora ne ricordo alcuni passi quasi a memoria. La figura di Don Fabrizio mi affascinò per il suo disincanto e la sua lucidità di analisi e quel sentore di decadenza così profondamente siciliano. A questa lettura ne seguirono molte altre, (con difficoltà riesco a rintracciare un periodo della mia vita dai sette anni in poi durante il quale non abbia letto nulla), ma non lessi più alcun romanzo davvero esaltante fino a che non mi imbattei in Isabel Allende. Divorai La Casa degli Spiriti in un giorno, non riuscivo a staccarmi dalle pagine, come se fossi in trance. E poi Il Piano Infinito, D'Amore e Ombra, Paula, Eva Luna. Piansi, risi, partecipai alle vicende di ogni personaggio e mi sentii infinitamente grata a quella donna minuta che mi somministrava tutto ciò e per di più a buon mercato. Quella prosa brulicante di sentimento e di ritmo, lussureggiante come la natura sudamericana, mi avvinceva e sconvolgeva. Imparai a sentire di più e più profondamente, la superficie non era più sufficiente e divenni avida di emozioni viscerali. L'incontro con Goethe ed I Dolori del Giovane Werther fu a quel punto più che naturale, quasi scontato. E altrettanto scontato fu che l'amassi così come l'amai: come solo una sedicenne irrazionale e sognatrice quale ero io avrebbe potuto fare. Mi sconvolse, letteralmente.
Un giorno, però, mi resi conto che pur leggendo molto, ad esclusione della Allende, ignoravo completamente il panorama letterario contemporaneo. I miei più preziosi alleati divennero allora "TuttoLibri" e le recensioni sul "Venerdì di Repubblica". Lessi Alan Bennet (La Cerimonia del Massaggio), Ishiguro (Un Pallido Orizzonte di Colline) e soprattutto Nick Hornby. Alta Fedeltà, fu il romanzo dei miei diciotto anni. Mi identificavo molto in Rob Fleming, mi piacevano i continui riferimenti musicali, fantasticare sul "Championship Vynil", le top five. L'ironia di Hornby mi conquistò. Mi piacque soprattutto la figura di Barry, il commesso dispotico e snob, che come facevo io a quel tempo conduceva una crociata contro i consumatori di musica banale.
Il resto è storia recente.

Listening to:
7 shades of black - The Smashing Pumpkins

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2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

...wow, sei più viola di me!!!! ;)
a presto!

22 settembre, 2007 21:52  
Anonymous Anonimo said...

Rivendico la mia identificazione con Rob Fleming...

22 settembre, 2007 23:35  

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