sabato, gennaio 12, 2008

"Due note e il ritornello era già nella pelle..."

Grazie a Dio esiste il jazz per rimescolare tutti gli umori. Ogni tasto percosso, ogni corda di violoncello pizzicata, ogni soffio d'aria nel sassofono, imprimono una rotazione che emulsiona tristezze e buonumore. E alla fine si è diversi. Con un leggero aroma aspro di fumo di locale tra i capelli e il cuore che ha preso un ritmo sincopato e i piedi che non riesco a stare fermi.
Il jazz è sempre malinconico, ma di quella malinconia dolce, quella degli amori perduti e ricordati quando la ferita ha smesso di suppurare e non è più il tempo di recriminazioni e rimorsi.
Il jazz è come quella giacca un po' lisa e sformata, che si è modellata addosso a noi e alla quale siamo tanto affezionati da non privarcene, benché nell'armadio ce ne siano altre più nuove ed eleganti. Ma ci piace il suo taglio, che ci cade a pennello, e apprezziamo il fatto che il tessuto abbia ceduto un po' all'altezza delle spalle e ci permetta di incrociare le braccia senza avvertire alcun senso di costrizione. Rassicurante.


Listening to:
Boogie - Paolo Conte

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