Io. Fuori di me.
Se mi osservo dall'esterno mi sembra di vedere un'invasata, mentre mi ascolto ripetere che spesso non riconosco i miei esatti confini corporei: come faccio a non capire, a non percepire che la punta delle dita è il limite ultimo di ciò che sono? E non è un'allucinazione panica: non credo di essere omogeneizzata nel tutto. Neppure lo desidererei. Ma a volte sento che c'è qualcosa di me che cammina su altre gambe, guarda con altri occhi, sorride con una smorfia diversa. E' qualcosa che mi appartiene e a cui appartengo. E non è mio. Non sono io. Eppure, eppure, sì, lo sono, è mio, deve esserlo, e mi sento mutilata perché non riesco ad inglobarlo nel mio stesso corpo. L'impossibilità di questa introiezione dell'oggetto anelato, mi inchioda senza pietà ad una stasi nevrotica, in cui passato e futuro sono solo appendici identiche ad un presente piatto e atemporale. Che io riseca a scrivere di ciò è perfettamente inutile.
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Hit the switch - Bright Eyes
Etichette: Deliri, Elucubrazioni, Personale, Riflessioni, Sensazioni
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