lunedì, febbraio 16, 2009

"Noble Beast"

A volte se non parlo di qualcosa non è perché mi sia sfuggita o non mi piaccia. A volte è solo che mi ha stregata così tanto che non ho parole per descriverla. E' una specie di afasia che mi assale quando sono sopraffatta dalla bellezza, si potrebbe quasi classificarla come una variante della sindrome di Stendhal. Invero, Andrew Bird mi ha causato parecchi di questi attacchi di afasia estatica, non ultimo quello attuale.

Si può tranquillamente dire che il post di oggi sia del tutto inutile (ammesso che gli altri non lo siano): qualsiasi cosa scrivessi di Noble Beast non gli renderebbe giustizia. E' un album pieno di sfaccettature, che soggioga al primo ascolto e al decimo riesce ancora a sorprendere. Gli arrangiamenti sono stupendi e ogni pezzo è pervaso dalla grazia lieve e pensosa tipica del cantautore di Chicago (grazie anche al solito sapiente uso del violino e del suo famoso fischio), con un pizzico di folk in più rispetto ad Armchair Apocrypha e The Mysterious Production of Eggs, come si intuisce già dalla copertina. Se sia oggettivamente migliore o peggiore dei precedenti, non saprei; di certo è diverso, anche se qua e là emerge comunque una certa continuità (l'attacco di Masterswarm, per esempio, secondo me ricorda un po' Action/Adventure) e ogni tanto si sente perfino qualche eco di musica altrui (vedi Tenuousness, che a tratti richiama vagamente la ritmica di Do the Whirlwind degli Architecture in Helsinki).

E' un vero peccato che in Italia quest'artista non abbia nessun mercato e che, di conseguenza, sia impossibile vederlo dal vivo...

Listening to:
The Privateers - Andrew Bird

P.S.
Stefano, come avrai capito, il post di oggi è una risposta al tuo commento di stamattina.
P.P.S.
Per un piccolo assaggio del disco, cliccate qui.

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