giovedì, aprile 16, 2009

Ultimo atto

Lo vedo già, l'ultimo gradino di questa scala ripida: è a portata di passo ormai. Ho un presentimento, fastidioso come un prurito irraggiungibile, che sarà lì che inciamperò, rovesciando il liquido che tengo nel bicchiere e accasciandomi ad un sospiro dalla sommità. E il sapere che il tenore dell'epilogo dipende esclusivamente da me non mi conforta. Conosco perfettamente il cortocircuito che mi fa improvvisamente sentire dissociata dalla mia voce mentre mi ascolto dire parole che mi sorprendono e mi feriscono perché travisano e aggrediscono i miei sentimenti, ma non mi riesce mai di impedirlo per quel senso viscerale di indegnità che mi accompagna da sempre e che da mesi si è fatto infinitamente più pungente in quanto so che tutto ciò che si vede in me è solo una proiezione dell'osservatore stesso. E allora provo a sfuggire al momento nel quale cadrà il velo e risalterà tutta la mia deludente miseria, sottraendomi finché sono in tempo.

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3 Comments:

Blogger Alessandro said...

Dicono non ci si debba fidare di chi ossessivamente ripete di essere una persona comune, povera, banale e misera. Per lo meno così è che la pensava Francis Scott Fitzgerald.

Si potrebbe dire che non è giusto inciampare all'ultimo scalino, anche se io credo fortemente che non solo non sia giusto, ma che non sia neppure bello né da vedere, né da raccontare e né da immaginare.
Non è bello cadere da lassù, e anche se non so di cosa tu stia parlando non mi piace immaginarti accasciata, con la testa costretta dalle tue braccia piangendo e biasimando te stessa.
Aspetta che qualcuno o qualcosa ti aiuti, qualcuno di cui ti fidi, che ti conforti e che ti dia coraggio.

Quando lavoravo da cameriere il trucco era di non fare caso a ciò che si trasportava. Questo dogma valeva specialmente per le bevande: non curandosene e non guardandole il liquido all'interno prende ad ondeggiare seguendo ed adagiandosi perfettamente ai tuoi movimenti e ad al tuo passo senza rovesciarsi.

... tu probabilmente sai già tutto, ed io mi chiedo che cosa commento a fare i tuoi post! :)

Ti lascio una poesia di Ungaretti che non so perché mi è tornata alla mente:

"NATALE"

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

17 aprile, 2009 11:21  
Anonymous Anonimo said...

A volte inciampiamo perché abbiamo paura di quello che ci aspetta finita la scala. Basta fermarsi un attimo dare all'ultimo scalino il giusto valore ed allora passarlo indenni sarà facilissimo.
P.S. Quest'estate ti vengo sicuramente a trovare.
Baci Mimmo

18 aprile, 2009 11:40  
Blogger festina_lente said...

@ Mimmo: E io ti aspetto a braccia aperte, amico mio. Non vedo l'ora! :)

18 aprile, 2009 12:11  

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