Pioviggina e l'aria si rinfresca un po'. Aspetto sempre impazientemente i pomeriggi brevissimi col buio che arriva già alle cinque e i tramonti che non hanno più il calore dell'estate e da rossi diventano ocra, e alle prime avvisaglie del loro imminente ritorno mi prende come una gioia nostalgica. Penso all'odore meraviglioso e indimenticabile del diario nuovo che di solito si inaugurava proprio in questi giorni, a quello delle caldarroste della donnina minuscola e bruttina che puntualissima si materializza tra via Garibaldi e piazza Castello e vi ci si installa fino a primavera inoltrata (tanto da far sorgere più di qualche dubbio sulla miracolosa longevità delle sue castagne), ai tappeti di foglie secche di via Giacomo Venezian e agli alberi di piazza Cairoli, punto di raccolta per gli uccelli migratori. Ah, l'autunno delle mele farinose e profumate e della prima coperta sul letto, della punta del naso che si raffredda e della tazza di tè fumante tutti i pomeriggi, dei libri letti avvoltolata nel plaid e dei primi vestiti pesanti! E quest'anno, quest'anno...
Listening to:
Galapagos - The Smashing Pumpkins
Etichette: Personale, Ricordi, Riflessioni
3 Comments:
L'inizio dell'autunno mi riporta sempre ai primi giorni di scuola, al diario che profuma di nuovo, al set di penne e matite che dopo una settimana è già tutto rovinato, ai quaderni tenuti bene per due giorni e poi riempiti di disegnini deliranti.
Li vedo i ragazzi che escono da scuola, li incrocio quando esco di casa dopo pranzo per andare al lavoro, e nelle loro facce mi sembra di rivedere le nostre; magari più furbe e maliziose delle nostre (troppo timide), ma sempre con gli stessi occhi assetati di vita.
Era la prima pioggia, l'aria frizzantina in Vespa della sera, il tramonto più pallido che non mi permetteva di giocare a pallone fino ad ora di cena. Erano i calzini sul pavimento, le cioccolate calde davanti alla tv, i compiti lasciati sulla scrivania.
Concordo sulla tazza di the, meno sul resto. :(
Ed era anche la voglia di rischiare, di non farli i compiti per vedere se, con un po' di fortuna, domani passava. Erano quei telefoni cellulari grandi quanto una cabina che fissavi per ore in attesa che si illuminasse quel cavolo di display. Era l'odore nauseabondo, misto di olio bruciato, nafta e sudore degli autobus ed il mal di testa che ne conseguiva. Era lo sperare di capitare vicino ad una classe, o lontano da un'altra. Era comprare la smemoranda due mesi prima sperando che nessuna ci scrivesse sopra [cavolata qui] by Jim Morrison. Ma poi, quante ne ha sparate sto Jim Morrison?
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