giovedì, settembre 27, 2007

Un inverno che arriva, un inverno passato

La novità è che piove ed inizia a fare freddino. Il termometro della tabaccheria all'angolo sentenzia 12°. Bello. Un altro paio di giorni così e la temperatura calerà ancora e sarà inverno. Amo il freddo, decisamente. E anche la pioggia, se non è troppa e con troppa intendo tanta da impedirmi di spostarmi a piedi (il mio unico mezzo di locomozione, nonché quello che preferisco) senza inzupparmi come una spugna. Odio l'acqua che risale su per il sempre troppo lungo orlo dei miei pantaloni e arriva fino alle ginocchia. Per il momento, però, non corro questo rischio: oggi si trattava giusto di una pioggerella leggera, piacevole. Niente a che vedere con gli acquazzoni accompagnati da un vento che impediva di aprire l'ombrello in cui mi imbattevo ogni tanto andando all'università all'Annunziata. E a rendere il tutto più avventuroso c'era anche il guado del torrente (Francesca, se leggi, sai a cosa mi riferisco), così arrivavo a lezione con i calzini fradici, (erano gli sciagurati tempi in cui portavo sempre le All Star e, in frangenti come quelli, se fossi andata scalza sarebbe stata la medesima cosa), di solito verso le 9.00, e non avrei potuto levarmeli prima delle 20.30. Sarà per questo che adesso ho i reumatismi.
All'epoca frequentavo il primo anno e facevo una vita assurda: sveglia alle 6.15 per prendere l'autobus delle 7.00, poi, arrivata a Messina mi catapultavo sul primo 47, di solito straripante, e una volta giunta a destinazione, dopo il guado del torrente e lo scavalcamento del muretto di demarcazione, mi dirigevo verso l'aula, già stanca nonostante fossero appena le 9.00. A pranzo un panino (quasi sempre con olive, pomodoro e sottaceti, se può interessare) e ancora lezione fino alle 18.10, cosa che mi costringeva a prendere l'autobus delle 19.00, quello che passava dalla strada nazionale e si fermava ogni 500 metri. Impiegavo un'ora e un venti per giungere a casa e alla fine ero letteralmente stremata. E avevamo lezione anche al sabato, ma solo la mattina, per fortuna.
Noi siamo stati i pionieri dell'Annunziata e abbiamo sopportato una serie di disagi assurdi, per questo mi viene da sorridere quando sento qualcuno che oggi si lamenta, nonostante abbiano aperto la mensa, trasferito la biblioteca e la segreteria e ci siano i bus navetta gratuiti.
I giovani d'oggi sono dei rammolliti, ai miei tempi, invece...
Listening to:
Grey room - Damien Rice

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3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Buongiorno, io non sono un rammollito...

27 settembre, 2007 21:18  
Blogger festina_lente said...

Infatti tu sei uno dei miei tempi. E anche tu hai vissuto una parte dei disagi dell'Annunziata. Ad esempio, voi di Editoria e Giornalismo c'eravate già quando ancora non c'era la segreteria e bisognava andare in centro per statini ecc.

27 settembre, 2007 22:10  
Blogger Fabrizio said...

Buongiorno Maria, il mio amico Biagio ha vissuto all'Annunziata e mi raccontava alcuni particolari allucinanti: era praticamente impossibile da San Filippo prendere un qualsiasi bus che ti potesse portare in orario in facoltà. Dovevi, come tu dici, guadare il torrente!!!

Però, per bilanciare, dice che ogni tanto offrivano le Red Bull gratis...

28 settembre, 2007 08:48  

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