giovedì, febbraio 07, 2008

Nel pomeriggio

There's a certain Slant of light,
Winter Afternoons --
That oppresses, like the Heft
Of Cathedral Tunes --

Heavenly Hurt, it gives us --
We can find no scar,
But internal difference,
Where the Meanings, are --

None may teach it -- Any --
'Tis the Seal Despair --
An imperial affliction
Sent us of the Air --

When it comes, the Landscape listens --
Shadows -- hold their breath --
When it goes, 'tis like the Distance
On the look of Death --
(Emily Dickinson)

Il cielo oggi è un cristallo azzurro pallido, solcato da aerei che volano verso Est sopra i comignoli fumanti. Il sole è rotondo, ma sbiadito e la luce biancastra, lattiginosa. Il pomeriggio cala sornione, molle e languido, decadente. Amo il pomeriggio e il suo non essere inizio, né fine, ma solo un ibrido breve tra luce piena e buio pesto. E il fatto che, con la sua atmosfera sospesa, può sembrare interminabile oppure brevissimo.
Il pomeriggio sembra sempre il momento più propizio per quei moti convettivi che riportano in superficie bolle di ricordi e pensieri, che dal fondo tornano a galla per sfiatare. Sarà per quel taglio obliquo della luce, o per l'angolo particolare delle ombre. E il pomeriggio ha spesso un retrogusto strano, fatto di tutti i pomeriggi che si sono accumulati l'uno sull'altro e dei quali ormai ho perso il conto. Montagne di ore inutili, di libri ammonticchiati sul tavolo e di parole e formule che in gran parte si sono perdute in qualche angolo recondito; ore di cruciverba e radio in sottofondo, di pennichelle, di romanzi che sembravano sfogliarsi da soli, di pagine su pagine vergate con tratto disordinato e nervoso e frasi stucchevoli, di cd smagnetizzati per il troppo ascoltarli, di canzoni più o meno stonate e fuori tempo; ore di occhi rossi e guance paonazze, nelle quali ho pianto molto e riso poco, nascosta e protetta dalla porta chiusa della mia camera. E le volte nelle quali mi sono sentita perduta, e quelle in cui ho creduto di ritrovarmi, e le rare occasioni nelle quali ho preso delle vere decisioni: è stato sempre di pomeriggio. La sera e la notte successive mi sarebbero servite per pentirmi, per avere paura, per lasciarmi piluccare dai rimorsi. Non ho mai creduto che la notte portasse consiglio. Non sono mai stata tra gli eletti ai quali essa ha fatto delle rivelazioni, forse per difetto di sensibilità. Ho sempre fatto e disfatto tutto tra le tre e le otto.

Listening to:
Faded from the winter - Iron & Wine

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2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

HO RUBATO!

ho rubato il post "Sta freve mi trasi 'nta l'ossa..."
nn potevo farne a meno, adesso che il triangolo che galleggia sul mare e sul fuoco ha rubato il mio pensiero.

08 febbraio, 2008 14:31  
Anonymous Anonimo said...

e come al solito un filo invisibile ci lega anche a 950 km di distanza...xchè la felicità è x pochi eletti...e quegli eletti non siamo noi...la tua mica pugliese...tvb

09 febbraio, 2008 18:50  

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