L'oppressione di certi giorni apparentemente interminabili è come un guinzaglio lungo a sufficienza da lasciare in grado di correre per un metro e poi strozzare all'improvviso, dando in una frazione di secondo l'aspra consapevolezza che non resta che adattarsi al passo molle del padrone. Bisogna rassegnarsi ad aspettare che queste giornate passino al ritmo di un sole che sembra non muoversi mai e aggiungerle al novero del tempo sprecato, perché non c'è modo di riscattarle. A volte basta leggere un po' per ricacciare il senso d'insofferenza, altre invece, come adesso, i pensieri ti portano a contare le ore, se non addirittura i minuti, e l'unico effetto è quello di dilatare fino al parossismo gli intervalli tra un giro di lancette e il successivo. Utile e piacevole quanto lo strofinare una pietra pomice su una ferita aperta.
Listening to:
The man who sold the world - David Bowie
Etichette: Personale, Riflessioni
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