Visitatori onirici
Andare a dormire confidando che la notte porti consiglio e invocare che, coi sogni, l'inconscio suggerisca risposte e manifesti le scaturigini di un turbamento che è sottofondo e tappezzeria delle ore di veglia, senza che a occhi aperti si sia capaci di delinearne nitidamente i connotati.
E poi sognare e nel sogno, inaspettatamente, ritrovare chi non frequentava ormai da anni le nostre notti. Svegliarsi con nella mente l'immagine di quel viso con le sue linee incise distintamente dalla luce scrosciante di una limpida mattina estiva. Una mattina certamente del passato, ché quel volto non può avere oggi conservato intatto quell'aspetto osservato così tanto tempo fa, che ormai viene quasi da chiedersi se non sia stato in un'altra vita.
E per un motivo inspiegabile - o forse solo inconfessabile - portarsi addosso per tutto il giorno un misto di pacata smania e sommessa euforia. Un timido entusiasmo capace di rintuzzare il senso greve di una mezza età incombente, ma impotente davanti al rimpianto per gli anni lasciati colare distrattamente e le occasioni scialacquate. Una sorta di malinconia attiva condita da una dose di scandalosa curiosità, che se si fosse sul serio buoni e perbene dovrebbe esserci aliena.
Ma io ho sempre sospettato di non essere buona e di essere perbene solo per mancanza di audacia.
Etichette: Personale, Riflessioni
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