Non ghiabbu nì maravigghia
Non ghiabbu nì maravigghia. Né derisione né stupore. Lo ripeteva sempre mia nonna Maria, ogni volta che qualche pettegolezzo o qualche notizia che potesse essere considerata scandalosa arrivava al suo orecchio. Ricordava a se stessa e a tutti noi di non lasciarci inebriare da un presuntuoso senso di superiorità morale nei confronti dei protagonisti e di non considerarci immuni dall'incorrere nel medesimo destino. Eppure quante volte ho ceduto alla tentazione di giudicare! Mi sentivo integerrima e immacolata, vivevo ancora nell'infondata illusione che la rettitudine fosse una garanzia, uno scudo contro le situazioni scivolose.
Oggi che mi sono cadute le scaglie dagli occhi e vivo la vita postuma di chi, suo malgrado, è stato investito dalla vocazione della realtà alla beffa, capisco la saggezza di mia nonna e non solo la condivido, ma, come insegna Terenzio, humani nihil a me alienum puto. Perché ho sperimentato che si possono commettere errori madornali nonostante - e perfino in ragione de - le migliori intenzioni, che è impossibile essere invulnerabili al dissidio e alla contraddizione, che le circostanze possono pervertire i principi più radicati, che i "mai" e i "per sempre" strombazzati e addirittura giurati il più delle volte sono solo buoni propositi. E ho intimamente compreso quanto sia essenziale distinguere nella condanna tra i fatti e chi li ha commessi, esecrando i primi e usando tutta la misericordia possibile per i secondi, perché qui siamo tutti gracili e indifesi e destinati a cadere e una carezza può rieducarci assai meglio di un ceffone.
Listening to:
Il canto delle sirene - Francesco De Gregori
Etichette: Personale, Riflessioni
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