Non ho nessuna voglia di salire sul treno, eppure devo. Ogni volta mi pesa sempre di più. Quella città non mi piace, non mi piace per niente. Non mi piace la sua falsità, il fatto che niente sia mai come sembra, che non si possa fare qualcosa in maniera disinteressata, che non si riceva mai un sorriso gratuito, che la gente preferisca girarsi dall'altra parte, che ognuno si senta in dovere di ammaestrarti e illuminarti, di spiegarti, come se provenissi da un'altra galassia. Non sopporto la cortesia vuota e forzata, la diffidenza, il grigiore, la negatività, la mancanza di valori, il fatto che non ci sia il mare, che non si sentano mai profumi di cucina per strada, che nessuno capisca quello che vuoi dire perché sono troppo impegnati ad osservare i loro piedi (tutti presi da se stessi credono di essere il centro di ogni discorso). Odio l'incapacità di ascoltare, quella di immaginare, l'assenza di una dimensione mitica, la mancanza di tradizioni e di identità. Detesto il "tutti contro tutti", come se ad ogni angolo ci fosse un nemico e una mano tesa preludesse a chissà quali nefandezze. Mi nausea il rumore, la mancanza di luce, il cielo pallido, l'assenza di vento, i mercati "muti", la cadenza lamentosa della parlata, le facce tirate, la fretta, il cattivo gusto, la violenza, lo smog...
uhm... e io che mi ero già preparato un fantstico commento di bentornata a gianduiottopoli, vabbè, me lo conservo per il prossimo viaggio verso casa. Anche se hai un rapporto un po' così con le sorprese, ti auguro di cuore che la città riesca ancora in qualche modo a sorprenderti. Un sorriso te lo mando io da un'insolitamente piovosissima Barcellona. Smack...
Sono una grafomane impenitente: se sono felice scrivo, se sono arrabbiata scrivo, se sono triste scrivo.
Scrivo perché mi viene naturale. Scrivo perché per me è più facile che parlare. Scrivo perché non sono capace di confidarmi altrimenti. Scrivo per passare il tempo. Scrivo per documentare i momenti salienti. Scrivo quando mi annoio. Scrivo quando sono piena di entusiasmo. Scrivo come forma di auto-analisi. Scrivo per lanciare messaggi in bottiglia, che - chissà! - potrebbero spiaggiarsi su rive sorprendenti.
Di professione sono una penna mercenaria: mi presto a creare per denaro qualunque tipo di testo su qualsiasi argomento. Ma il sogno è, un giorno, riuscire a scrivere per lavoro solo di ciò che voglio e che m'interessa.
Nel frattempo, quando ne sento la necessità, scarico un po' di zavorra cognitiva ed emotiva nella mia stanzetta viola virtuale, lo spazio più intimo e, allo stesso tempo, quello più pubblico che ho.
Perché metto i miei pensieri in piazza? Perché, per paradosso, comunicare con il mondo è meno imbarazzante che farlo a tu per tu.
1 Comments:
uhm... e io che mi ero già preparato un fantstico commento di bentornata a gianduiottopoli, vabbè, me lo conservo per il prossimo viaggio verso casa. Anche se hai un rapporto un po' così con le sorprese, ti auguro di cuore che la città riesca ancora in qualche modo a sorprenderti. Un sorriso te lo mando io da un'insolitamente piovosissima Barcellona. Smack...
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