Se solo per una sera avesse smesso di pensare. Se solo per un momento non avesse dato ascolto alla sua musica interiore. Se solo si fosse dimenticata di avere un nome, una famiglia e se avesse scordato che qualcuno aveva delle aspettative su di lei, quella sera si sarebbe rotto il sortilegio che la tiene da sempre prigioniera. Ma i suoi pensieri sono violenti e non accettano di essere ricacciati negli angoli e la sua musica interiore è assordante, prevarica ogni altra nota, da qualunque luogo essa provenga. E il suo nome e la sua famiglia e le cose che gli altri si aspettano da lei sono una gabbia magnetica invisibile, come quelle che alcuni mettono in giardino per non far scappare i cani.
Quella sera i suoi pensieri, come le didascalie di un quadro di Magritte, davanti all'unica cosa davvero bella che le fosse capitata tra le mani dicevano: questa non è una cosa bella. E la sua musica interiore la isolava dal resto. E il peso degli sguardi di chi non c'era pronunciava dei divieti categorici. Così lei non riuscì a vedere nulla al di fuori di sé ed ebbe paura, perfino. E cercò l'aria aperta, per paura di soffocare, non sapendo che l'asfissia che temeva era solo una piccola morte momentanea, dalla quale sarebbe rinata migliore, in pochi minuti.
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Naufragio sull'isola del tesoro - Afterhours
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