domenica, settembre 14, 2008

Senza parole

David Foster Wallace doveva essere un uomo piacevolissimo. Dopo aver letto per la prima volta un suo libro (Tennis, TV, Trigonometria, Tornado ed altre Cose Divertenti che non Farò mai Più) ho sempre pensato che sarebbe stato stupendo fare due chiacchiere con una persona così amaramente ironica e perspicace. Mi piaceva pensare che avremmo avuto tante cose da dirci: io gli avrei chiesto di parlarmi di David Lynch e di semiotica in quella sua maniera così semplice e diretta, (eppure estremamente accurata), e lui non so, magari avrebbe pensato che ero anch'io una ragazza dai capelli strani...
Mi spiace così tanto adesso dover parlare di tutto questo al passato. Non riesco a farmene una ragione. Sarebbe bello in questi casi avere qualcosa da dire che non suonasse banale o di circostanza. Il fatto è che quando una persona così intelligente decide di porre fine alla propria vita deve senz'altro esserci una ragione profonda. Non può trattarsi soltanto di una disperazione momentanea, deve esserci qualcos'altro, qualcosa che non può essere sublimato attraverso l'inchiostro. Per questo mi esimo dal fare ogni tipo di considerazione sull'accaduto. Il suicidio in quanto negazione dell'istinto di conservazione, l'istinto primario dell'essere umano, è sempre degno del massimo del rispetto e in questi casi lo è anche di più.

L'unica cosa che posso dire è che quest'uomo merita di essere letto e che la sua fama merita di sopravvivergli perché il suo punto di vista così diverso e anti-retorico è uno dei patrimoni maggiori della letteratura degli ultimi quindici anni.
Spero che vi basti come garanzia della sua bravura il fatto che, ne sono certa, tutti noi che l'abbiamo letto sappiamo benissimo di dovergli qualcosa
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Listening to:
Hallelujah - Jeff Buckley

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