Ritorno in punta di piedi, furtiva come un gatto, colpevole. Da troppo tempo ho abbandonato questa stanza viola, illudendomi di non averne più bisogno, tornando solo di tanto in tanto a fare qualche capatina quando la nostalgia si fa troppo pungente o per necessità impellenti. Ho smesso di scrivere, di annotare, di commentare e trasfigurare gli eventi della mia vita e a volte mi pare di aver perduto qualcosa, di essermi allontanata da me stessa, come se nelle formiche nere che si mettono in fila sullo schermo risiedesse la mia autenticità. Ci sono sensazioni fugaci che non possono essere condivise a voce a meno di non essere disposti a sentirsi molto stupidi e domande che bisogna fare solo perché cadano nel vuoto di uno spazio virtuale, ci sono frasi che non so dire, rovelli che non so mettere a tacere e pressioni che hanno bisogno di sfiatare, sebbene non ci siano mai il luogo e il tempo adatti per lasciare che si esauriscano con un bel fischio e una nuvola di vapore. E ci sono giorni che passano lasciando un alone pesante, poca voglia di andare a dormire e la curiosità di riprovare a fare quello che una volta veniva tanto naturale e che servirebbe ancora, Dio solo sa quanto.
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