mercoledì, ottobre 31, 2007

"Stracciati, sporchi, barbe lunghe, molti senza scarpe, congelati, feriti"

Spero che a differenza di me tutti voi ieri sera siate riusciti a vedere interamente "Il Sergente", lo spettacolo di Marco Paolini, gentilmente offertoci da La7 a fronte di nessun canone. Questa "piccola" emittente, sempre un po' in difficoltà, che deve riempire i propri palinsesti di vetuste inutilità in svariate fasce orarie, ieri sera è stata il vero servizio pubblico, molto più della Rai che ormai ci propina solo presunti vip danzanti o naufraghi.
Per di più lo spettacolo è stato preservato dalla pubblicità, cosa che ha consentito al pubblico televisivo di evitare il fastidioso "entrare ed uscire" dall'atmosfera: bastava ambientarsi all'inizio e il gioco era fatto.
"Il Sergente" è un adattamento del famoso "Il Sergente nella Neve" di Mario Rigoni Stern, scrittore forse rozzo (come lo definì Vittorini), ma di certo molto efficace, che raccontò la guerra che aveva vissuto: una guerra senza eroi, di sole vittime e sconfitti da tutte le parti e di gente capace di gesti di grande umanità, incurante del colore della divisa. Non ho mai letto il libro per intero, devo ammetterlo, eppure per quel che ho visto ieri credo di poter dire che Paolini non l'ha tradito. Nell'ora e mezza di spettacolo che sono riuscita guardare (tutta la parte finale, per fortuna) ho ritrovato il Paolini di sempre, quell'omino vibrante ed espressivo che più che recitare racconta con trasporto e partecipazione; ho ritrovato i suoi lampi d'ironia e la sua voglia di testimoniare storie che oggi sembrano inattuali e sono sul punto di essere dimenticate; ho ritrovato il suo essere anti-divo ed anti-teatrale nei gesti, il suo scarnificare i costumi e la scenografia senza la spocchia di voler essere a tutti i costi sperimentale; ed ho soprattutto ritrovato la generosità di un uomo che si dona sul palco senza riserve, praticamente da solo per quasi tre ore nello scenario lunare di una cava di pietra.

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La guerra di Piero - Fabrizio De Andrè

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lunedì, ottobre 29, 2007

Uno di Tre

Se ciò non andasse contro tutte le regole non scritte che mi sono data riguardo al blog, oggi creerei tre post diversi. Il primo sul PD, che delude ogni giorno di più e non ha ancora compiuto un mese di vita. Per il secondo prenderei spunto dalla notizia dei naufragi delle navi dei clandestini diretti verso le nostre coste. Nel terzo racconterei del mio viaggio. Ecco, visto che non posso scriverli tutti oggi, partirò con l'ultimo, che è anche quello soggetto ad una "deperimento" più rapido, e mi dedicherò agli altri in seguito: tanto sono certa che il PD non smetterà a breve di causarmi il mal di pancia, e che quelli annegati in questi due giorni, purtroppo, non saranno gli ultimi migranti a morire nel tentativo di sbarcare sull'italico suolo.

In tutta onestà devo ammettere che questa volta le mie funeste previsioni riguardo alle mie compagne di viaggio si sono rivelate eccessivamente pessimistiche. Tutto sommato non è andata male. Ho viaggiato con una signora di Misilmeri che era a Torino per vedere la figlia. Una donna gentile e taciturna, che mi ha risparmiato le solite inutili raffiche di domande riguardo ad età, motivo del mio essere a Torino, fidanzato, e così via. Con noi c'era anche una bella donna straniera, (probabilmente maghrebina), altissima e anche lei molto riservata. Doveva essere piuttosto stanca ed ha dormito per quasi tutto il viaggio. Così, almeno fino a Pisa, le cose sono andate in modo più che soddisfacente e sono riuscita perfino a leggere un centinaio di pagine del libro che avevo con me, cosa che solitamente non accade a causa della logorrea delle altre persone nello scompartimento. Fino a Pisa, dicevo, perché lì è salita una donnina minuscola, (poco più di un metro e trenta), di settant'anni al massimo - ma che ne dimostrava almeno dieci in più - che appena entrata mi ha subito fatto capire che la musica sarebbe cambiata radicalmente. Primo: con più di un metro di sedile libero, la signora ha comunque deciso di sedersi ad una distanza da me che se fosse stata un uomo mi avrebbe consentito di denunciarla per violenze. Secondo: ha iniziato immediatamente a sbuffare e chiedere quando saremmo arrivate, cosa piuttosto fastidiosa visto che mancavano ancora più di dodici ore di viaggio per me e ben quattordici per lei e le altre. Terzo: dopo meno di quindici minuti trascorsi sul treno è dovuta andare in bagno per la prima volta. Erano i prodromi della catastrofe che avrebbe avuto luogo la notte. Infatti, la nanetta si svegliava ogni ora e tre quarti per recarsi ai servizi, cosa che non mi avrebbe infastidito se a) non fosse stata incapace di aprire la porta dello scompartimento e non avesse quindi avuto bisogno che lo facessi io ogni volta; b) il nostro scompartimento non fosse stato quello più vicino al bagno, che sui treni, come tutti sapete, non profuma propriamente di pulito e l'aprire la porta così spesso non faceva altro che permettere a tutto il tanfo di insinuarsi all'interno...
La mia notte in bianco (come sempre, ché sul treno non riesco a chiudere occhio), dunque, è trascorsa avvolta nel puzzo di piscio, facendo su e giù dalla cuccetta per far da portiera alla nana. Ma mi consolo pensando che adesso sono a casa e che sarebbe potuta andare molto peggio.

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A window - The Radio Dept.

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sabato, ottobre 27, 2007

In carrozza

Oggi pomeriggio partirò per trascorrere a casa un lunghissimo ponte dei Santi, (ben quindici giorni), e, se la sfiga mi assiste, al mio arrivo potrei avere molti spunti per scrivere un bel post brillante, come ho tentato infruttuosamente di fare per tutta la settimana. Vedremo quale sarà la nuova spiacevole voce da aggiungere alla lista delle compagne di viaggio più moleste. Dunque, ho già: la fresca vedova che parlava del marito defunto per tutto il tragitto (ok, lo so che aveva le sue buone ragioni, che il trauma era recente e non aveva ancora elaborato il lutto, ma dieci ore di fila a sentire raccontare di uno sconosciuto e del suo carcinoma a microcellule metterebbero a dura prova chiunque...), la vecchia che russava emettendo un suono simile a quello di un'idrovora, la calabro-piemontese insulino-dipendente che si faceva le iniezioni sull'addome in pubblico, la pazza che cantava gli stornelli, la ragazza ignara dell'esistenza del sapone, la piemontese logorroica (credo che sia un caso più unico che raro) e, soprattutto, le due anziane che facevano la gara a chi aveva più parenti morti e, per di più, morti nei modi più cruenti che si possano immaginare (per inciso, ha vinto quella che ha detto di avere un nipote che era stato travolto da un'auto e i cui resti erano stati ritrovati sparsi sugli alberi ai lati del viale...no comment!!!). Finora credo di non aver mai avuto tre su tre compagne di scompartimento del tutto normali. Che sia la volta buona? Incrociate le dita per me.
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Mio cuggino - Elio e le Storie Tese

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giovedì, ottobre 25, 2007

Lieve

Una dolce indolenza avvolge questi giorni di pioggia sottile e cielo di cadmio. Il passo del tempo sembra d'improvviso più cadenzato e i flutti della memoria sono assai meno violenti. La risacca è mite e la reminiscenza è una piacevole deriva in un mare lievemente increspato.

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Non sempre rispondo - Cristina Donà

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mercoledì, ottobre 24, 2007

Indifendibile

Forse sono troppo scostante. Forse non dovrei atteggiarmi in questa maniera. Forse cerco solo di creare una barriera. Forse tento di mettere in chiaro le cose nel peggiore dei modi. Troppi passi indietro così all'improvviso non possono che destare sospetto ed irritare. Sbaglio, non c'è dubbio, ma non mi viene in mente nessun altro tipo di approccio alla questione. E' impossibile essere quella che ero, tuttavia, neppure irrigidirsi è la soluzione ottimale: credo risulti abbastanza irritante ed inspiegabile per la controparte. E mi sento un po' in colpa per la mia incostanza. Odio dover disfare le illusioni di qualcuno e mi infastidisce ancor di più il dover farlo mostrando un volto che non mi appartiene affatto, ma forse è lo scotto da pagare. Mi dispiace solo d'essere arrivata a questo punto, di dover apparire altezzosa per scoraggiare qualcosa che prima avevo foraggiato e per di più volontariamente, però è una responsabilità alla quale, benché mi piacerebbe farlo, non posso sottrarmi. Ho commesso un errore esiziale e mi tocca accollarmi le riparazioni, non si discute.

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Weird fishes/Arpeggi - Radiohead

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lunedì, ottobre 22, 2007

"Il demonio del grande rammarico il mio girovagare dovrà fuggire..."

Cristiano Godano è un manipolatore formidabile della lingua italiana. La piega, la assottiglia, la rende rarefatta e l'impasta, la spiana, la ispessisce. Forse adesso è un po' meno ellittico di quanto non fosse in passato, ma ciò che scrive non ha perso fascino e resta sempre icastico, dotato di un'efficacia raggiunta da pochi altri suoi colleghi. "Uno" conferma la sua vena e rappresenta una sterzata dei Marlene Kuntz verso la canzone d'autore. Ma forse la sua straordinaria padronanza della scrittura inizia a debordare e a farsi prevaricante, perché in quest'ultima prova la musica resta quasi in secondo piano così da consentire ai suoi testi, (spesso davvero sontuosamente "letterari"), di risaltare adeguatamente. Per niente noise e piuttosto melodico, "Uno" è - almeno per me - convincente solo a metà. Scarnificare i suoni e rinunciare al rock-sonico che li aveva resi noti e fatti adorare dal pubblico più esigente è un vero atto di coraggio, che va apprezzato e riconosciuto, ma purtroppo in Italia sembra che il tendere verso il songwriting più raffinato sia una sorta di tappa obbligata. In molti hanno provato a "riciclarsi" nella stessa direzione, ma non sono stati altrettanti ad ottenere un risultato che rispettasse le aspettative. Il discorso vale anche per i Marlene, ohimè.
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Canto - Marlene Kuntz
P.S. Per il momento mi va di scrivere di musica, avete notato?

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giovedì, ottobre 18, 2007

Che mi sta succedendo? Mi piace "Lifeline"!!!

Io ho amato il primo Ben Harper, non certo quello noto alle masse, non certo quello di Diamonds on the Inside o Both Sides of the Gun. Non l'Harper radiofonico, quindi. Ho amato Ben ai tempi di The Will to Live e Welcome to the Cruel World, quando in Italia eravamo in pochi a conoscerlo. Ho consumato Burn to Shine e il meraviglioso Live from Mars a forza di ascolti. Dopo questa necessaria premessa, posso tranquillamente affermare che è assurdo che mi piaccia Lifeline. Quest'ultimo disco rappresenta solo una nuova tappa nella degenerazione dell'artista che ci scuoteva con pezzi di denuncia sociale come "Excuse me, Mr.", che commuoveva con ballate come "Please, bleed", che era dissacrante tanto da parlare di madri lesbiche in "Mama's got a girlfriend now"; questo non è lo stesso uomo di "Like a king" o "Faded", non è quello di "The woman in you", "Roses from my friends" o "Burn one down". Quell'Harper lì, il vecchio Ben, non aveva nulla a che fare con il compiaciuto artista di There Will be a Light o di quest'ultima fatica discografica. Eppure questo disco mi piace. Certo, non diventerà mai uno dei miei album fondamentali, però continuo ad ascoltarlo, anche se - ahimè - suona troppo simile a Jack Johnson. Sarà che in alcuni pezzi mi ricorda l'amato Neil Young? Non so. E la cosa mi preoccupa alquanto...

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Fight Outta You - Ben Harper

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mercoledì, ottobre 17, 2007

Regno onirico

Giornate di apatia e troppa caffeina per cercare di combatterla, per convincermi a stare fuori dal letto. Occupazioni affrontate con noncurante e meccanica superficialità. Le solite domande, nuove considerazioni, ricordi vividi e rimpianti di ieri e di oggi. Un'amarezza latente a fare da sottofondo insistente, a tratti fastidioso. Il tutto scandito dal lieve smorzarsi della luce. Finché arrivano la notte ed il sonno a stabilire equilibri mai esistiti, a restituire una serenità fragile che è possibile solo ad occhi chiusi e ad inconscio disimbrigliato. E il mattino che si avventa sempre troppo presto mi coglie confusa, in bilico tra sogno e veglia, a guardarmi attorno disorientata cercando di trovare le vere coordinate spaziali e temporali del mio esistere e a non nascondere una profonda contrarietà non appena riesco a collocarmi nel qui e nell'ora: così deludenti e distanti da ciò che era appena qualche minuto prima.
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Rimmel - Francesco De Gregori

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lunedì, ottobre 15, 2007

Innocuo?

"...heu, quam quae studeas ponere ferre grave est!
Nam desunt vires ad me mihi iusque regendum;
auferor ut rapida concita puppis aqua."
(Ovidio, Amores, II, 4, vv.6-8)



Ciò che dovrei deporre è cucito a doppio filo alla mia anima e non c'è modo di rimuoverlo senza lacerarla, ed io ho paura di sanguinare. Ho paura che si scateni un'emorragia che mi debiliti, ma quel che è peggio è che ho anche paura che possa accadere il contrario: paura di constatare di aver perso anni di vita tributando un culto ad un idolo vuoto.

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Un desiderio innocuo - Moltheni

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domenica, ottobre 14, 2007

Perplessità

Le cifre di oggi farebbero supporre un luminoso futuro per il PD: quasi tre milioni e mezzo di italiani disposti a versare almeno un euro per votare alle primarie rappresentano qualcosa che non può essere sottovalutato nemmeno dal più mistificatore degli oppositori (indovinate un po' a chi mi riferisco?). Ciò che temo, però, è che Veltroni, il leader eletto con percentuale plebiscitaria, possa riservare sgradevoli sorprese (quali l'arruolamento della consorte del suddetto oppositore, e non solo), ma soprattutto, che l'esperimento del partito unico possa rivelarsi una cavolata colossale, che toglierà a tutti la vecchia identità senza consegnarne una nuova. Ritengo che per i membri di un partito sia fondamentale sapere quali sono le basi sulle quali si fonda quella forza politica, sentire orgoglio nell'esserne parte e condividerne gli ideali, provare un senso di appartenenza e di familiarità. E, a mio avviso, si respira molta poca aria di famiglia nelle stanze del PD e tra la "gente del PD", cosa che non può che nuocere ad un partito: la politica vera è passione e militanza. Invece, mi sembra che il nuovo soggetto politico si configuri come piuttosto snob, cosa che lo fa troppo pericolosamente somigliare più ad un circolo per "eletti", che ad un partito. Questo potrebbe far sì che sia troppo distante dalla gente comune, quella un po' qualunquista o quella poco glamour che non frequenta i salotti, che rappresenta la maggioranza degli aventi diritto al voto. Ma forse è solo una mia impressione, frutto del fatto che non mi è mai piaciuta l'idea del partito unico e non mi piace neppure adesso, dopo tutti questi numeri che danno fiducia e tutta questa partecipazione popolare.
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Girl sailor - Shins

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sabato, ottobre 13, 2007

The naked truth

Beh, ripensandoci adesso, forse non ero poi così da buttare...

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Tregua - Cristina Donà

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giovedì, ottobre 11, 2007

Magazzino

Più che di un setaccio, avrei bisogno di una compressa di garza a trama fittissima da usare come filtro affinché vi rimanessero impigliate quante più cose possibili. L'operazione di eliminazione delle scorie è sempre necessaria e sempre rimandata per incapacità, rifiuto della realtà, feticismo, testardaggine, debolezza, ingenuità, infantilismo, fatalismo...
E mi ritrovo sommersa, letteralmente subissata di pensieri e desideri inutili e nocivi, che richiedono attenzione e sottraggono tempo e minano la mia lucidità, (che già di per si dà spesso alla macchia). Sceverare il grano dalla pula è ciò che sarebbe opportuno fare per evitare tutto questo costante spreco di tempo e di energie: peccato che non sia in grado di distinguere il chicco e la lolla e che porti con me entrambi per il timore di scartare quello sbagliato. Il risultato di tutto ciò è solo un'estrema confusione, che mi impedisce di fare un serio inventario di ciò che manca e di ciò che è sovrabbondante. E le giacenze spesso diventano dannose e non sono in grado di accorgermene, perché non le riconosco. Il discernimento è un grande dono del quale sono del tutto sprovvista. Cado continuamente vittima dei subdoli tranelli che mi tende il mio inconscio, che sembra cospirare inspiegabilmente contro di me, impedendomi qualsiasi equilibrio, come se provasse chissà quale malsano piacere nel sapermi disorientata e turbata. E inseguo fantasmi senza neppure aver il coraggio di andarne a caccia: limitandomi semplicemente ad evocarli, evitando di allungare il braccio per afferrarli, perfettamente conscia della loro impalpabilità.

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So real - Jeff Buckley

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mercoledì, ottobre 10, 2007

Osservazioni torinesi

Ho visto una donna portare a spasso il proprio cane con addosso un cappotto modello "levriero afghano". Tra i due non si capiva chi fosse davvero l'animale.
Ho visto un gruppo di turisti tedeschi scendere da un pullman in Piazza Castello. Si guardavano attorno con aria sconsolata.
Ho visto una ultra cinquantenne con la zazzera viola, una serie di piercing alle orecchie, i jeans alla pescatora e i collant a righe nere e lilla. Piuttosto patetica nel suo abbigliamento da adolescente "alternativa" indossato su un corpo in lampante ed avanzato disfacimento.
Ho visto un bell'uomo in abito scuro e cravatta che si scrutava in tutte le vetrine di via Garibaldi. Si è anche ravviato il ciuffo una decina di volte in cinque minuti.
L'umanità mi sorprende ed affascina sempre. Se non avessi altro da fare dedicherei tutta la mia esistenza ad osservarla, solo per vedere quante e quali sono le possibili declinazioni del maschile e del femminile. Probabilmente una vita non sarebbe sufficiente.
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Frederick - Patty Smith

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martedì, ottobre 09, 2007

Avete mai letto Joyce?

Sempre uguale. Il mio destino è viziato dal mio immobilismo mentale e non è d'alcun aiuto il fatto che ne sia ben consapevole, che mi senta imprigionata, immobilizzata come i personaggi di Joyce sono intrappolati in Dublino. E Dublino è il tempo, è il costante ripetersi delle medesime cose, è l'assenza di cambiamento reale e l'assenza di cambiamento illusorio. Dublino è la dinamica solo apparente tra passato, presente e futuro, è l'eterno ritorno dell'uguale. Dublino è il mio essere dopo tanti anni sempre uguale a me stessa, sempre con gli stessi pensieri, le stesse speranze e paure, gli stessi desideri, i medesimi punti fermi. E' il fatto che non mi accada mai nulla che non sia trascurabile, che le scorie velenose del passato abbiano un'apparenza tanto allettante da non poter essere eliminate.
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Dispari - Pinomarino

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lunedì, ottobre 08, 2007

Contenuto latente

Potrei descrivere la sensazione esatta: la consistenza del tessuto, la sua trama, le sue fibre sotto i miei polpastrelli, il colore e la fantasia. Potrei raccontare della mia fronte che premeva contro una superficie e poi potrei dire del calore, dello spessore, degli spigoli e delle parti più morbide. Potrei farlo così bene che mi sembra quasi assurdo che non sia accaduto veramente.

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L'età migliore - Moltheni

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sabato, ottobre 06, 2007

Michael Clayton


Ieri sera sono andata al cinema. Ho visto "Michael Clayton", esordio alla regia di Tony Gilroy (già sceneggiatore de "L'avvocato del diavolo"), presentato il mese scorso a Venezia.
Mentirei se dicessi che è un film senza difetti, ma l'ho apprezzato molto ugualmente. Non importa quanto in certi momenti la regia sia oleografica, né sono determinanti alcune sfilacciature qua e là nella sceneggiatura; "Micheal Clayton" è un bel film perché spinge tutti noi a riflettere su cosa sia l'etica professionale e fino a che punto questa possa essere sacrificata in nome del denaro, un problema che oggi è di grande attualità ma che è assai poco dibattuto. E il titolo, che potrebbe sembrare banale, è azzeccatissimo, perché il film è tutto nel suo protagonista, tra l'altro interpretato molto bene da un George Clooney sempre più attore e sempre meno Dottor Ross: sfatto e amaro quanto basta.
Lo consiglio a tutti coloro i quali si trovano per ragioni lavorative a dover fare cose che non li rendono affatto orgogliosi.

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Santa María (del Buen Ayre) – Gotan Project

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venerdì, ottobre 05, 2007

Io non credo nelle fate! Io non credo nelle fate!

Da mesi continuo a dire che non credo nel Partito Democratico, nella speranza che valga lo stesso principio per il quale, in una famosa favola, se qualcuno affermava di non credere alle fate una di esse restava istantaneamente stecchita.
Il post di Fab di ieri purtroppo non è poi così fantascientifico come ci si vorrebbe disperatamente augurare. Se Veltroni vuole la Lario nel proprio staff ed Enrico Letta - in caso di vittoria delle primarie - sarebbe pronto a lasciare la porta aperta all’illustre zio (ma questo signore non era il braccio destro di qualcuno non proprio affine allo schieramento di centro-sinistra, né alla democrazia; o mi sbaglio?), siamo decisamente alla frutta. Il partito nascerà morto: pregasi redigere coccodrillo entro il 14 c.m.
Per carità, non è che mi stupisca. Quest’idea di mettere in un unico calderone ex-comunisti ed ex-democristiani, ex-socialisti ed ex-radicali, e chi più ne ha più ne metta, perché noi siamo democratici, (per inciso, la cosa - oltre a procurarmi dei conati di vomito - mi fa sempre venire in mente il satura lanx dei latini: un piatto misto portato in oblazione agli dei; che in questa versione aggiornata sono gli avversari politici ai quali la sinistra sembra volersi letteralmente offrire in olocausto), puzzava già dal principio. Mi secca molto ammetterlo, ma colui il quale prospetta scenari apocalittici con più transfughi che proseliti non è del tutto in errore, a giudicare dall’aria che tira. Già, altro che panzane!
Ad ogni modo, i conti si potranno fare solo alla fine; per i tornaconti, invece, si stanno già organizzando, ohimè.
Vi chiedo un favore: se dovesse giungervi notizia che il PD è naufragato prima ancora di essere varato e che non se ne farà più nulla (volesse il cielo!), vi scongiuro di non battere le mani per nessun motivo. Trovatevi un altro modo per palesare il vostro giubilo. Sappiamo tutti cosa accadrebbe se inavvertitamente lo faceste. E chi non lo sa, si rilegga Peter Pan e nel frattempo si fidi e si astenga anch’egli dagli applausi, please!

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Summer on the Westhill – Kings of Convenience

P.S. Adesso vi chiedo un minuto di silenzio per me, che sono costretta a seguire tutte queste interessanti vicende solo attraverso le pagine de “La Stampa”, senza ombra di dubbio uno dei peggiori quotidiani del mondo.

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giovedì, ottobre 04, 2007

Not so naive

Un giorno venderò i diritti della mia vita, così molta gente potrà vedere soddisfatta la propria volontà di farsi i fatti miei, ed io almeno ci guadagnerò qualcosa. Cosa vi sia, poi, di tanto suggestivo nelle mie vicende personali rimane per me un autentico mistero: non c’è materia da film o da romanzo, credetemi, e chiunque abbia di meglio da fare nella vita troverebbe l’interessarsi alle mie vicissitudini un’occupazione terribilmente noiosa. Devo con dispiacere dedurne che vi sono soggetti mancanti del tutto di diversivi e pertanto costretti a ripiegare su questa attività per animare le proprie (tarde) serate.
Il lettore più zelante si starà già chiedendo perché mai scriva un blog se mi infastidisce che gli altri ficchino il naso nei miei affari; ebbene, la risposta è che questa pagina non è un vero e proprio diario, per lo meno non nell’accezione più comune del termine, come si può agevolmente dedurre dal fatto che i riferimenti circostanziati ad accadimenti o persone sono alquanto scarsi, se non addirittura assenti. In verità, ciò che mi irrita è il fatto che vi siano degli individui che visitano questo spazio credendo di trovarvi una cronaca minuziosa della mia esistenza, così da poter carpirmi dei segreti. Mi disturba che alcuni mi ritengano così sprovveduta. E che mi sottovalutino al punto da credere che non mi accorga del loro passaggio…

Listening to:
The engine driver – The Decemberists

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martedì, ottobre 02, 2007

Rabberciare, eliminare e sostituire

Ricostruisco, ma senza libretto d’istruzioni. A volte i pezzi non si incastrano alla perfezione e preferisco non forzarli in posizioni che non appartengono loro. Il tutto prende forma molto lentamente, il lavoro segna continue battute d’arresto e passi indietro, e si protrae. Non sono un modello di efficienza, ma non dovendo rispondere a nessun superiore posso permettermi il lusso di allungare i tempi. Non mi preoccupo: alcune cose fatte sono esattamente quelle che andavano fatte, per altre ci sarà tempo in seguito e quelle sbagliate possono comodamente essere sistemate una alla volta, senza esagerare con la fretta. Ne ho già messe a posto alcune ed inizio a risentire degli aspetti benefici di ciò, cosa che mi infonde un moderato entusiasmo per continuare l’opera. A volte si tratta solo di riempire qualche crepa, più spesso invece ci sono da eliminare interi pezzi di intonaco e rifare tutto, ma credo comunque che sia possibile riuscire.

Listening to:
Butterflies and Hurricanes - Muse

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