giovedì, febbraio 25, 2016

Unyielding

Se vuoi dare inizio a una guerra, fai attenzione al nemico che ti scegli.

La mansuetudine è una gran dote, ma farsi schiacciare è tutt'altro ed è da persone con poco rispetto di sé. Io sono insieme troppo giovane e troppo vecchia per lasciare a qualcun altro il timone della mia vita. 

Sarà sciocco, tuttavia ho sempre coltivato e coltivo la presunzione di poter definire da me abitudini e preferenze, evitando di lasciarmi intrappolare in percorsi e routine precostituite. Sovrapporre vecchie strutture a qualcosa di nuovo: è questo che odio e non posso accettare. Non voglio fare le veci di un'altra, rivendico la mia unicità e, se sono stata scelta perché si è supposto che la mia docilità significasse mancanza di personalità o disponibilità a ricoprire ruoli altrui, si è fatto un errore madornale. Non ho niente di cui scusarmi e possiedo, invece, un'abitudine consolidata ad affrontare la vita contando solo sulle mie forze. Le trincee, dunque, non mi spaventano.

Dichiarare aperte le ostilità non è stata una mossa lungimirante.
 
Listening to:
Ashes to ashes - David Bowie

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martedì, febbraio 23, 2016

I miei buoni propositi sono sempre più deboli delle mie cattive abitudini.

Listening to:
Lover, you should've come over - Jeff Buckley

venerdì, febbraio 19, 2016

Il bilancio delle occasioni perdute

Se parli con un quindicenne di oggi anche solo di cinque anni fa, lui ti guarda come se gli stessi raccontando di un'era lontana. Dev'essere colpa dell'attuale velocità delle comunicazioni se i ragazzi nativi digitali vivono in un eterno presente. Per me è difficile perfino concepire che si possa farlo, non solo perché sono tenacemente attaccata ai miei ricordi e alle mie nostalgie fin da quando ero bambina, ma anche perché il passato mi è sempre servito per capire e ripartire. Non credo nella tabula rasa, nei colpi di spugna, nei ponti bruciati o tagliati, non credo soprattutto che pretendere di cancellare qualcosa possa essere un buon viatico per costruire qualcos'altro di nuovo. Ciò che è stato, per me, va ruminato, interiorizzato e superato, come in una sorta di dialettica interna. Così, se devo andare avanti, non posso che guardarmi indietro e contare i passi.

Da qualche tempo sfoglio le pagine di questo diario e rileggo nei commenti parole dimenticate, molte delle quali all'epoca fraintese. Soprattutto i pensieri senza autore, che un tempo mi turbarono, mi sembrano a volte come le frasi di un nume tutelare, di una presenza-assenza che in qualche modo vegliava su di me. Di congetture sull'identità del/dei commentatore/i segreto/i ne ho fatte molte. Quelle di allora, però, a ripensarci adesso mi sembrano così sbagliate e mi pento della durezza di certe reazioni. Risposi stizzita a parole affettuose solo perché ne equivocai la fonte e oggi, benché non possa attribuirle con certezza, ne comprendo pienamente la dolcezza. Com'ero giovane e presuntuosa! L'unica cosa bella dell'invecchiare è poter guardare gli eventi in prospettiva e, nonostante in alcune occasioni questo possa riaprire ferite, accorgersi che le cose desiderate forse si erano timidamente riaffacciate, ma per la troppa sfiducia ci si è passati accanto senza vederle. 

Listening to:
Homesick - Kings of Convenience

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giovedì, febbraio 18, 2016


"Cento volte beato chi
Fa tacere il ragionamento,
Si affida al tenero suo cuore
Come l'ebbro viaggiatore
All'albergo o anche una lieve
Farfalla al fiore cui s'imbeve.
Ma infelice chi sa già tutto
E non si fa girar la testa,
Chi ogni moto e parola detesta
Nel loro reale costrutto,
Chi raggelato dall'esperienza
Proibisce al cuore ogni demenza!"


Aleksander Puškin, Evgenij Onegin, Cap. IV, LI

Evasione. Un piacere inconfessabile, proibito, ubriacante. Lontano dagli sguardi del mondo cullare sogni impossibili e attendere miracoli e assoluzioni. Consentire alla mente di immaginare un altrove improbabile, tentando di farsi coraggio con la consapevolezza che la vita non è ancora alla fase del "troppo tardi". E incidere laddove non può essere cancellato il proposito di stare sempre all'erta.

Listening to:
Chega de saudade - João Gilberto

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mercoledì, febbraio 17, 2016

Presenze

Notte. L'aria è calda come in un'avanguardia di primavera e il tempo febbrile come in una vigilia di promesse. Il buio è un grembo, che attutisce lo stridore del vivere e culla segreti inconfessabili, concedendo loro il rango di speranze. Rango che perderanno non appena la caffettiera fumante dichiarerà ufficialmente l'inizio di un nuovo giorno, per ritornare a passo di gambero in qualche angolo recondito in attesa di un'altra notte di libertà. 

Il genius loci di questa casa non è mai cambiato e la sua presenza è a tratti opprimente come un'infestazione, eppure così cara, così irrinunciabile. Nei momenti di silenzio e solitudine pare che si diverta a disseminare tracce, indizi che lentamente e con pazienza ricompongono mosaici sepolti sotto gli anni accumulati. Ed ecco che rispunta una frase, un'immagine, una canzone. E tutto sembra così pericolosamente vicino e disperatamente (o provvidenzialmente) inafferrabile.

Mentre mi ubriaco di nostalgia per quel che era e quel che ero, le ore sull'orologio lampeggiante ritornano a una cifra e le domande crescono in scala esponenziale, ma in una traiettoria asintotica rispetto alle risposte. Il pensiero e il cuore, allora, se ne vanno a briglia sciolta verso l'unica destinazione per loro possibile, sgravati dal senso di irreparabilità che soffoca la routine quotidiana. 

Se sia più un'urgenza indomita o una fiera immaturità, una strenua coerenza o un ridicolo vaneggiamento, non ho ancora avuto il coraggio né l'intelligenza di distinguerlo.

Listening to: 
Wound - The Smashing Pumpkins

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