sabato, marzo 15, 2008

Palese

Parole come armi. Difendono e offendono. Parole come trucchi che confondono, sfumano e illudono. Parole sempre troppo pesanti: che siano pronunciate con toni leggeri o gonfiate di fiato rabbioso e ardente. E parole che si negano e sono quelle che più di tutte esprimono un significato, perché è nel non dire, più che nell'asserire, che si esprime la verità. La lingua può essere diplomatica, ma il silenzio è traditore.

Listening to:
L'uomo del secolo - Baustelle

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martedì, marzo 11, 2008

A volte ritornano


"... E dirò di più,
urliamo anche ti amo a Ciarrapico.
L'attuale presidente della Roma.
E non si capisce come abbia fatto,
lui vendeva il pesce,
c'ha una fedina penale lunga così.
Poi ha conosciuto Andreotti,

è diventato il re delle acque minerali,
ha avuto un prestito da Calvi di 39 miliardi
con cui ha comprato la Fiuggi.
E adesso è il personaggio del giorno
e ha fatto firmare la pace

tra Berlusconi e De Benedetti.

Allora gridiamogli ti amo.
Ti amo Ciarrapico.

Ti amo per quello che hai fatto,

ti amo per l'emissione di assegni a vuoto,

ti amo per la pubblicazione...
per le pubblicazioni oscene,
questo è amore,

e allora lui ha dato amore a noi

e noi gliene diamo a lui.
Urliamogli tutti ti amo Ciarrapico!
One, two, three, four!
Ti amo, ti amo Ciarrapico!

Ti amo Ciarrapico! Ma come no?
Dai in coro: ti amo, ti amo!

Ti amo, ti amo sì ti amo!"


(Sabbiature - Elio e le Storie Tese)



Signore e signori, questa è la destra italiana.
Ma tanto, come da copione, è già stato rettificato tutto e La Repubblica è stata accusata di aver travisato le parole di Ciarrapico.

Del resto, cos'altro ci si sarebbe dovuti attendere da un quotidiano di pericolosi COMUNISTI! Cribbio!!!

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sabato, marzo 08, 2008

Mimosa

Sono passati cento anni, ma c'è ancora bisogno di celebrare questa Festa. Basta leggere l'ultimo rapporto dell'ILO per capire che noi donne continuiamo ad essere meno pagate rispetto ai colleghi uomini e ad avere più difficoltà a trovare lavoro. Ma non solo: in politica, soprattutto qui in Italia, siamo poco rappresentate e ci sono legioni di uomini che legiferano su materie che ci riguardano senza mai chiedere il nostro consenso. La lista potrebbe continuare a lungo. Però, è anche opportuno e giusto sottolineare che le cose sono molto cambiate e, chissà, magari tra poco una donna alla Casa Bianca non sarà più solo il titolo di un telefilm...

Il problema dell'8 Marzo, ciò che mi ha spinta a guardare a questa ricorrenza sempre con un certo distacco e con una punta di disprezzo, è che sia diventato il pretesto per vendere tonnellate di mimosa ovunque e per la libera uscita serale di gruppi di oche starnazzanti che vanno a vedere gli spogliarelli maschili: cioè l'esatto contrario di quello che dovrebbe essere la "parità".


Listening to:
Mimosa - Niccolò Fabi

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giovedì, marzo 06, 2008

Si rimescolano le carte, ma sono truccate

Di giorno in giorno. Notizie nuove. Notizie fresche. Alleanze che si fanno e che sembrano sfasciarsi in un battere di ciglia. Il transfuga dell'Udeur Nuccio Cusumano, che lascia il "Campanile" e si mette sotto l'ala protettiva di Walter-il-raccatta-tutto, l'unico che ad oggi può dargli la speranza di vedersi riconfermare la poltrona nella prossima legislatura. Giuseppe Lumia, numero due dell'Antimafia che all'ultimo momento viene ripescato dal PD come capolista al senato in Sicilia: forse qualcuno, in extremis, si è vergognato della sua esclusione. Pannella che punta i piedi e smette di idratarsi - cosa alla quale deve essere piuttosto abituato, visto che lo fa almeno una volta all'anno - salvo recedere dal proposito dopo poco più di un giorno. Il numero uno di Federmeccanica che dice castronerie colossali ed imbarazzanti in Tv, provoca un vespaio e ritratta (dopo adeguate pressioni dai vertici del partito: sono pronta a scommetterci), secondo una prassi consumata tipicamente italiana. 157 simboli in lizza per un seggio in Parlamento: e dire che con il PdL ed il PD ci avevano garantito una minor proliferazione di liste personali e partitini di quartiere. Casini sconfessato da "Famiglia Cristiana": Bondi deve avere più santi in paradiso, evidentemente. Il simbolo di Storace estromesso e poi riammesso. Un partito che dice di essere di centro-sinistra, democratico, progressista ed equidistante da operai ed industriali, e poi candida Ichino, Colaninno, Calearo e il Generale Del Vecchio.

Mi chiedo che impressione tragga l'italiano medio da tutto questo. La risposta che mi viene in mente è: solo una immane confusione. Come sempre. E lo chiamano CAMBIAMENTO...

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martedì, marzo 04, 2008

Ancóra

Prima a Torino. Ieri a Molfetta. E in mezzo, in mille altri luoghi, a macchia di leopardo. Sono migliaia. Ne parliamo per un po', poi ce ne dimentichiamo. Salvo tirarli in ballo nuovamente per fini elettorali (il riferimento a Veltroni e alla vicenda ThyssenKrupp non è casuale), per cercare di conquistarli: per avere il loro voto o schierarli nelle proprie liste come specchietto per le allodole nei confronti dei loro colleghi. Come se potesse essere credibile che un partito candidi contemporaneamente Matteo Colaninno e un operaio. E che di entrambe le categorie difenda le prerogative.
Ci accusano, noi di sinistra, di essere sempre sospettosi e ingenui, di scagliarci sempre contro le "forze produttive" senza le quali il Paese sarebbe già affondato. Guardatevi attorno: il Paese è in stato di avanzata decomposizione da anni. Le cosiddette "forze produttive" non fanno che creare ricchezza per sé e nessun altro. Così è sempre stato. E in nome di questo, di un profitto che deve essere massimizzato (secondo la regola aurea della teoria neoclassica), si possono sacrificare la sicurezza e la vita di quelli che, loro sì vere forze produttive, vanno ogni mattina a prestare il proprio lavoro nei capannoni e nelle fabbriche e nei cantieri. Che vanno a creare quei beni che si convertiranno nei capitali che a loro volta diventeranno case da sogno e auto di lusso, gioielli, lifting, trapianti di capelli, viaggi, chalet in montagna, terrazze sul mare e titoli azionari e immobili vari, e quanto di altro si possa immaginare.
E sono stanca di sentir dire che la colpa di tutto questo è la mancanza dei controlli, perché rendere sicuro il posto di lavoro dei propri dipendenti dovrebbe essere un imperativo morale e i controlli dovrebbero essere solo un qualcosa di pleonastico. E non sopporto le facce di circostanza dei sindacalisti ammanicati con i padroni, che quando l'irreparabile è già successo piangono sul latte versato. E mi fa venire il voltastomaco vedere che tutti i partiti principali rincorrono gli imprenditori e gli industriali e nessuno si preoccupa davvero dei lavoratori.


Poi mi si chiede perché mi disturbi tanto l'idea di votare per il PD: ecco perché! Ed è per questo che non lo farò. Non sono nostalgica e non permetto che come tale mi si etichetti, ma non riesco a sopportare l'idea di un mondo nel quale la sperequazione sociale sia data per scontata e non sia più vista come un motivo di scontro ed un movente per la protesta. Ancor meno sopporterei di dare un contributo fattivo alla realizzazione di tutto questo.

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