lunedì, dicembre 31, 2007

Farsa di fine anno

Ieri è deceduto anche l'ultimo degli operai ustionati nel rogo del sei dicembre. Il comune di Torino ha annullato i festeggiamenti e il concerto in Piazza Castello per Capodanno. Però, se ciò non fosse accaduto, la festa avrebbe comunque avuto luogo, come testimoniavano il palco già montato e i riflettori già pronti. Perché c'è una gran bella differenza fra sei morti, oppure sette. O magari ci si è vergognati perché altre amministrazioni comunali avevano deciso già da tempo di smorzare le luci natalizie in segno di lutto e di rendere i festeggiamenti più sobri per rispetto nei confronti delle vittime, mentre quella della città nella quale la tragedia è avvenuta non aveva pensato di far nulla...

Il 2007 si chiude lasciando molto amaro in bocca ed una punta di disgusto (per cose come queste, ma non solo). Speriamo che il prossimo sia migliore.

Etichette: , , , , ,

lunedì, dicembre 24, 2007

Natale...

Occhi vitrei e rigor mortis. Verde, luci a neon, piatti di pastina scotta e odore di ospedale. Il periodo dell'anno che amo di più, travolto da una valanga. Dispiaceri che provo a metabolizzare ed altri ai quali mi preparo.
Non ho davvero niente da festeggiare.

Etichette: , ,

lunedì, dicembre 17, 2007

Nevica

Non ha odore. Non pesa. Si impiglia tra le ciglia e solletica il naso. Stampa sorrisi ebeti sui volti. Ci guardiamo complici, anche se non ci conosciamo, e basta quella smorfia sghemba a dire all'altro: "La vedi anche tu? Bella, vero?". Gli uomini alzano il bavero. Le signore si mettono il cappuccio. Si cammina tutti col naso all'insù per la città, che sembra più appannata. La osserviamo con uno stupore bambinesco e, anche se non lo facciamo uscire per pudore, nella testa abbiamo un costante "oh!" che scandisce il passo che si fa cauto per non scivolare.

Per la prima volta in vita mia ho visto la neve cadere.

Listening to:
Il cielo su Torino - Subsonica

P.S. Lo so, il disegnino fatto con Paint fa schifo, ma provate voi a disegnare con il touchpad!

Etichette: , ,

venerdì, dicembre 14, 2007

Cartolina da Torino

Fa freddo. Non ci sono altre novità.

Listening to:
Envoy- Kings of Convenience

Etichette:

martedì, dicembre 11, 2007

Il corteo

Si marcia dietro uno striscione rosso listato a lutto. I sindacati. Ma dov'erano quando gli operai denunciavano, ben prima della tragedia, il mancato rispetto dei loro diritti? Qualche voce urla: - "parassiti, andate a lavorare!"; e non ha tutti i torti. Un padre disperato fende l'aria con un giornale. La prima pagina è come un pugnale che ha trafitto il suo cuore e adesso la brandisce minacciosamente perché ferisca anche chi gli ha fatto questo. Non chiede giustizia, la dà per scontata. Non sa che in Italia è più facile che tra una proroga e l'altra, un rinvio ed un'insufficienza di prove, si arrivi solo ad un nulla di fatto. O forse lo sa, ma non vuol crederlo adesso, adesso che Bruno non c'è e che il Natale sarà un posto vuoto a tavola e una casa in silenzio.

Etichette: , , , , , , ,

lunedì, dicembre 10, 2007

In nero

Oggi la città berrà il suo lutto in un unico bicchiere. Lo manderà giù tutto d'un fiato come i bambini fanno con le medicine sgradite: proverà un po' di disgusto, ma in breve ogni cosa sarà passata. E quelli che siedono sulle poltrone che contano si sentiranno la coscienza a posto. Nonostante il lutto sia stato tenuto a bagnomaria per un intero weekend, perché non disturbasse gli acquisti del primo fine settimana pre-natalizio, perché non rovinasse il ponte a quanti magari avevano pensato di approfittarne e venire a Torino a vedere le luci d'artista. C'è anche chi contesta che in realtà non c'è nulla di strano in tutto questo, perché il lutto cittadino sarà oggi. Curioso, non mi risulta che quando muore qualcuno i parenti aspettino il giorno delle esequie per mostrarsi affranti. E che prima si diano alle feste ed alle gozzoviglie. Se dovevano esserci manifestazioni di cordoglio, esse dovevano essere immediate e spontanee, per dimostrare sincera partecipazione e non conformità alla prammatica.
E sempre in ossequio alla prammatica (e con un occhio alle ricadute d'immagine), Unicredit si è sentita in dovere di aprire una sottoscrizione in favore dei familiari delle vittime. Era un'occasione di pubblicità a bassissimo costo sulla quale sarebbe stato stupido non avventarsi. Chissà quante volte l'istituto di credito in questione ha rifiutato un prestito o un mutuo ad operai omologhi a quelli defunti e chissà quanti altri operai, che invece il prestito o il mutuo l'hanno ottenuto, stanno precariamente a galla per l'onerosità delle rate e degli interessi da corrispondere. Ma ecco che adesso spuntano questa attenzione e questa partecipazione nuove di zecca. Quelli della Sanpaolo, la banca torinese per antonomasia, saranno rimasti con un palmo di naso vedendosi soffiare la preda.

Adesso per qualche giorno si continuerà a battersi il petto e poi, rapidamente, tutto questo scemerà. ThyssenKrupp probabilmente lascerà Torino, ma ci saranno altre fabbriche e boite nelle quali si lavorerà privi di qualunque standard di sicurezza. E si aspetterà una nuova tragedia per tornare a parlarne.

Etichette: , , , , , ,

venerdì, dicembre 07, 2007

Il male minore

Una mattina esci di casa convinta che fuori tutto debba essere diverso: che il respiro della città debba aver cambiato ritmo, che i semafori debbano aver smesso di funzionare, che le persone debbano mostrare nuovi volti. Ti aspetti che il cielo sia ancora più grigio e che la città sia stata sventrata da una lama di dolore e aspetti di incontrare la voragine sanguinante che ne è il risultato. Ma cammini e non si intravede niente. Passi per via Po e pensi a quanto accaduto la notte precedente non troppo distante dai suoi portici eleganti e sembra impossibile che esista, così vicino a tutto quello, una realtà tanto diversa con capannoni ed operai chini sul proprio lavoro. E invece, l'industria è anche lì, quasi nel nocciolo della città, a pochi chilometri dalle vetrine luminose e dall'Università, dai locali di piazza Vittorio, dai dehors coi tavolini. E' quel tipo di industria che una volta si definiva "pesante" e che era molto redditizia, ma che adesso, almeno qui a Torino, è ridotta a brandelli e avviata alla dismissione. Fiat ha delocalizzato e anche l'acciaieria non ha più ragion d'essere, così in pochi anni la forza lavoro è stata dimezzata, mentre di pari passo la zona diventava sempre più densamente popolata. Tra gli operai che sono rimasti la maggior parte sono giovani, quasi tutti sui trent'anni, che fanno turni lunghissimi e lavorano anche di notte mentre i loro coetanei sono ai Murazzi o al Quadrilatero a divertirsi.
La città, tutta presa dalla sua smania di divincolarsi dall'identità industriale che l'ha sempre caratterizzata, vive come se questi ragazzi non esistessero. Pensa alle sue mostre, al suo festival del cinema, alle sue "luci d'artista" e fa finta che quei capannoni siano distanti milioni di chilometri e non dietro l'angolo. La città si è dimenticata. Torino non è più la "patria" degli operai e, potendo scegliere, preferisce albergare signore in cappotto di cachemire e colletti bianchi. Delle tute blu nessuno ne parla, come non si parlerebbe in pubblico delle proprie funzioni fisiologiche. Ormai sono solo un'appendice sgradita che si spera di poter rimuovere quanto prima.
Ma poi ci sono delle mattine nelle quali il telegiornale ti sbatte in faccia la realtà: Torino è ancora, seppur in misura assai minore, una città industriale. E bisogna che muoiano tre operai perché ci si ricordi di questo. E il comune si affanna ad emanare un comunicato per esprimere il proprio cordoglio e si promette il lutto cittadino e si annuncia che lunedì sera le "luci d'artista" resteranno spente. Lunedì, ma non oggi e neppure domani, né domenica. Oggi le luci erano sfacciatamente accese, e così sarà ancora per due giorni, perché domani è l'Immacolata e inizierà ufficialmente il periodo natalizio e la gente pensa già ai regali. E sarebbe triste, e forse economicamente controproducente, fare gli acquisti di Natale senza le luci. Non si può sacrificare il weekend e se proprio non si può fare a meno di dare un segno, beh, che sia di lunedì. Chi vuoi che esca a fare spese di lunedì?

Etichette: , , , , ,

giovedì, dicembre 06, 2007

Il retrogusto di una mattina grigia di dicembre

I capricci del tempo ricoprono il passato con palate di inutilità presenti e smarrisco la percezione della mia identità. Navigo a vista, ma c'è nebbia. I fendenti dell'insicurezza mi fanno barcollare come un'ubriaca, come se tutti i dubbi si fossero dati appuntamento proprio qui, proprio adesso. Non mi riconosco nello specchio, o meglio, so benissimo di chi sia quel viso, ma vorrei non fosse il mio. Come se essere un individuo qualunque fosse un peso intollerabile, un'onta, qualcosa di inadeguato ad una come me. Ma chi sono io per non meritarlo? Non ho talenti che possano stravolgere la situazione, che mi pongano al di fuori del gregge, e questa è solo una stupida presunzione. Perché non c'è nulla che mi elevi dalla massa che affolla i tram che tagliano l'aria fredda di mattine che non hanno promesse. Né dagli omini grigi che si accalcano ai semafori inscatolati nelle loro utilitarie, e sperano solo che arrivino presto le 18.00 e sembrano non avere altri desideri.

Listening to:
Il Nulla - Baustelle

Etichette: ,

lunedì, dicembre 03, 2007

Puzzled

Nel suo libro English. Meaning and Culture (Oxford University Press, 2006), la linguista polacca Anna Wierzbicka asserisce che l'inglese - e più in generale la cultura dei paesi nei quali questa lingua è quella ufficiale (che lei definisce Anglo culture) - si discosta dalla maggior parte delle altre per quanto concerne l'uso dell'imperativo. In particolare, tale lingua avrebbe sviluppato tutta una serie di perifrasi per evitare di ricorrere a questo modo verbale. Secondo Wierzbicka, ciò rispecchierebbe un'attitudine tipica della cultura anglosassone al rispetto dell'autonomia e dei diritti dell'individuo, le cui radici sarebbero da rintracciare nell'opera di John Locke.
Alla luce di ciò, sorgono spontanee alcune domande: che fine fanno quest'enfasi e quest'attenzione nei confronti della libertà individuale al momento di colonizzare o bombardare un paese a caso sul planisfero? La signora Wierzbicka come spiega l'invasione dell'Iraq, la guerra in Vietnam e il colonialismo britannico? Ma, soprattutto, a Guantanamo gli agenti americani si servono o no l'imperativo per dare ordini ai prigionieri?


Listening to:
Speed of Sound - Coldplay

Etichette: , , , , , , , ,