martedì, marzo 29, 2011

Languore

Guardo passare i grandi barbari bianchi, che arrivano sempre un istante prima di me. Compongo acrostici indolenti come colui che sa di essere presente e remoto - ancora qui e già terribilmente superato - e in qualche modo dovrà pur riempire il proprio tempo: tanto vale che sia in bellezza ed inutilità. Non produco, non consumo, contemplo e mi lascio sconfiggere dalla noia, dalla storia.

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Segnali di vita - Franco Battiato

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lunedì, marzo 21, 2011

Prove tecniche di trasmissione

Ritorno in punta di piedi, furtiva come un gatto, colpevole. Da troppo tempo ho abbandonato questa stanza viola, illudendomi di non averne più bisogno, tornando solo di tanto in tanto a fare qualche capatina quando la nostalgia si fa troppo pungente o per necessità impellenti. Ho smesso di scrivere, di annotare, di commentare e trasfigurare gli eventi della mia vita e a volte mi pare di aver perduto qualcosa, di essermi allontanata da me stessa, come se nelle formiche nere che si mettono in fila sullo schermo risiedesse la mia autenticità. Ci sono sensazioni fugaci che non possono essere condivise a voce a meno di non essere disposti a sentirsi molto stupidi e domande che bisogna fare solo perché cadano nel vuoto di uno spazio virtuale, ci sono frasi che non so dire, rovelli che non so mettere a tacere e pressioni che hanno bisogno di sfiatare, sebbene non ci siano mai il luogo e il tempo adatti per lasciare che si esauriscano con un bel fischio e una nuvola di vapore. E ci sono giorni che passano lasciando un alone pesante, poca voglia di andare a dormire e la curiosità di riprovare a fare quello che una volta veniva tanto naturale e che servirebbe ancora, Dio solo sa quanto.

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martedì, marzo 15, 2011

Lo Fatal

Dichoso el árbol, que es apenas sensitivo,
y más la piedra dura porque esa ya no siente,
pues no hay dolor más grande que el dolor de ser vivo,
ni mayor pesadumbre que la vida consciente.

Ser y no saber nada, y ser sin rumbo cierto,
y el temor de haber sido y un futuro terror...
Y el espanto seguro de estar mañana muerto,
y sufrir por la vida y por la sombra y por

lo que no conocemos y apenas sospechamos,
y la carne que tienta con sus frescos racimos,
y la tumba que aguarda con sus fúnebres ramos,

¡y no saber adónde vamos,
ni de dónde venimos!...

(Rubén Darío)

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