sabato, settembre 29, 2007

Cronaca di oggi

Sabato bellissimo, sotto molti punti di vista. Mio zio era a Torino per un convegno e questo ci ha dato modo di trascorrere gran parte della giornata insieme. L'ho portato in pellegrinaggio al n° 32 di corso Galileo Ferraris, sede della Juventus (della quale lui è un super tifoso), e allo Juventus Store, dove l'ho immortalato vicino all'autografo di Del Piero. Siamo andati in giro per la città e gli ho mostrato tutti i posti che preferisco e forse l'ho fatto camminare troppo, ma con me si corre sempre questo rischio. E come ciliegina sulla torta, una nota casa farmaceutica ha gentilmente offerto il pranzo anche a me, che mi sono imbucata al buffet in mezzo a tutti i medici, non provando neppure a fingere di essere una giovane collega, perché con i miei jeans, la cintura con le borchie, le spillette e le sneakers, ma soprattutto con la faccia che mi ritrovo, non mi avrebbe creduta neppure un cieco. Eppure, nessuno mi ha guardata di traverso, tutt'altro, il che mi fa sospettare che in tali occasioni gli "scrocconi" debbano essere davvero parecchi.

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Suzie Blue - Ben Harper


P.S. Anche se quasi a fine giornata, metto un po' di rosso anch'io per dire il mio NO a ciò che sta accadendo in Myanmar.

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giovedì, settembre 27, 2007

Un inverno che arriva, un inverno passato

La novità è che piove ed inizia a fare freddino. Il termometro della tabaccheria all'angolo sentenzia 12°. Bello. Un altro paio di giorni così e la temperatura calerà ancora e sarà inverno. Amo il freddo, decisamente. E anche la pioggia, se non è troppa e con troppa intendo tanta da impedirmi di spostarmi a piedi (il mio unico mezzo di locomozione, nonché quello che preferisco) senza inzupparmi come una spugna. Odio l'acqua che risale su per il sempre troppo lungo orlo dei miei pantaloni e arriva fino alle ginocchia. Per il momento, però, non corro questo rischio: oggi si trattava giusto di una pioggerella leggera, piacevole. Niente a che vedere con gli acquazzoni accompagnati da un vento che impediva di aprire l'ombrello in cui mi imbattevo ogni tanto andando all'università all'Annunziata. E a rendere il tutto più avventuroso c'era anche il guado del torrente (Francesca, se leggi, sai a cosa mi riferisco), così arrivavo a lezione con i calzini fradici, (erano gli sciagurati tempi in cui portavo sempre le All Star e, in frangenti come quelli, se fossi andata scalza sarebbe stata la medesima cosa), di solito verso le 9.00, e non avrei potuto levarmeli prima delle 20.30. Sarà per questo che adesso ho i reumatismi.
All'epoca frequentavo il primo anno e facevo una vita assurda: sveglia alle 6.15 per prendere l'autobus delle 7.00, poi, arrivata a Messina mi catapultavo sul primo 47, di solito straripante, e una volta giunta a destinazione, dopo il guado del torrente e lo scavalcamento del muretto di demarcazione, mi dirigevo verso l'aula, già stanca nonostante fossero appena le 9.00. A pranzo un panino (quasi sempre con olive, pomodoro e sottaceti, se può interessare) e ancora lezione fino alle 18.10, cosa che mi costringeva a prendere l'autobus delle 19.00, quello che passava dalla strada nazionale e si fermava ogni 500 metri. Impiegavo un'ora e un venti per giungere a casa e alla fine ero letteralmente stremata. E avevamo lezione anche al sabato, ma solo la mattina, per fortuna.
Noi siamo stati i pionieri dell'Annunziata e abbiamo sopportato una serie di disagi assurdi, per questo mi viene da sorridere quando sento qualcuno che oggi si lamenta, nonostante abbiano aperto la mensa, trasferito la biblioteca e la segreteria e ci siano i bus navetta gratuiti.
I giovani d'oggi sono dei rammolliti, ai miei tempi, invece...
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Grey room - Damien Rice

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mercoledì, settembre 26, 2007

Rivelazioni

Vedere un volto che, in contrasto con quello che esprimono le parole, si fa tirato e cinereo per lo stupore e il disappunto è una di quelle soddisfazioni impagabili. Una piccola rivincita nei confronti di chi ritiene di aver il diritto di fare previsioni su di me senza aver voce in capitolo (e in questo caso la metafora è più che appropriata, credetemi) e soprattutto senza conoscere i fatti.
La presunzione di chi crede di poter ipotecare il tuo futuro, a prescindere da te e da quello che tu vuoi farne, è assolutamente odiosa. Mi fa piacere pensare che alcune persone, che avrebbero messo la mano sul fuoco con suprema spocchia, si bruceranno.

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The crane wife 3 - The Decemberists

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martedì, settembre 25, 2007

Un sogno blu

Le ore, i giorni, i mesi, gli anni si affastellano e orologi e calendari impietosamente ce lo ricordano. Eppure, nonostante il cumulo sia ormai alto, a me pare di avere a portata di mano istanti, volti , voci e profili che dovrebbero essere completamente sepolti. A volte riemergono come per uno strano moto convettivo, arrivano alla superficie, sfiatano, tornano giù in un'altalena ad oscillazione variabile. Si ripresentano in maniera inopinata e riscaldano notti anonime in una stanza spoglia, riempiendo il risveglio di un'atmosfera attonita.
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Day seven - Explosions in the Sky

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lunedì, settembre 24, 2007

Instrumental

Odiavo la musica strumentale, adesso ascolto quasi solo quella. Volevo frasi ad effetto, efficaci come aforismi da poter tirare fuori all'occorrenza, che surrogassero le mie o facessero loro compagnia. Invece, oggi mi rilassa non essere torchiata dalle parole, che col tempo sono divenute opprimenti per la loro onnipresenza. Bisogna sempre dire e ascoltare, non è più lecito ammutolire dinanzi ad alcunché, e aver sempre qualcosa da dichiarare, da asserire. Chi più blatera ha più ragione. Il tacere è considerato un atteggiamento da colpevoli. Io mi difendo così: eliminando un po' di parole, quelle che è in mio potere evitare. Probabilmente è un primo passo sulla strada che porta alla riscoperta del silenzio: inizio sottraendo le voci, il resto potrebbe venire da sé, gradualmente.

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Tiny silver hammers (part II) - Godspeed You! Black Emperor

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sabato, settembre 22, 2007

Libri, parte II (adolescenza)

Il libro che segnò l'inizio della mia adolescenza fu Il Gattopardo, letto per motivi scolastici in terza media, e che nonostante l'imposizione amai moltissimo. Tutt'ora ne ricordo alcuni passi quasi a memoria. La figura di Don Fabrizio mi affascinò per il suo disincanto e la sua lucidità di analisi e quel sentore di decadenza così profondamente siciliano. A questa lettura ne seguirono molte altre, (con difficoltà riesco a rintracciare un periodo della mia vita dai sette anni in poi durante il quale non abbia letto nulla), ma non lessi più alcun romanzo davvero esaltante fino a che non mi imbattei in Isabel Allende. Divorai La Casa degli Spiriti in un giorno, non riuscivo a staccarmi dalle pagine, come se fossi in trance. E poi Il Piano Infinito, D'Amore e Ombra, Paula, Eva Luna. Piansi, risi, partecipai alle vicende di ogni personaggio e mi sentii infinitamente grata a quella donna minuta che mi somministrava tutto ciò e per di più a buon mercato. Quella prosa brulicante di sentimento e di ritmo, lussureggiante come la natura sudamericana, mi avvinceva e sconvolgeva. Imparai a sentire di più e più profondamente, la superficie non era più sufficiente e divenni avida di emozioni viscerali. L'incontro con Goethe ed I Dolori del Giovane Werther fu a quel punto più che naturale, quasi scontato. E altrettanto scontato fu che l'amassi così come l'amai: come solo una sedicenne irrazionale e sognatrice quale ero io avrebbe potuto fare. Mi sconvolse, letteralmente.
Un giorno, però, mi resi conto che pur leggendo molto, ad esclusione della Allende, ignoravo completamente il panorama letterario contemporaneo. I miei più preziosi alleati divennero allora "TuttoLibri" e le recensioni sul "Venerdì di Repubblica". Lessi Alan Bennet (La Cerimonia del Massaggio), Ishiguro (Un Pallido Orizzonte di Colline) e soprattutto Nick Hornby. Alta Fedeltà, fu il romanzo dei miei diciotto anni. Mi identificavo molto in Rob Fleming, mi piacevano i continui riferimenti musicali, fantasticare sul "Championship Vynil", le top five. L'ironia di Hornby mi conquistò. Mi piacque soprattutto la figura di Barry, il commesso dispotico e snob, che come facevo io a quel tempo conduceva una crociata contro i consumatori di musica banale.
Il resto è storia recente.

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7 shades of black - The Smashing Pumpkins

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venerdì, settembre 21, 2007

Ineffabile

Più del disappunto per l'essere qui, ciò che mi infastidisce è l'indolenza che ciò mi provoca. Una trascuratezza che si insinua in ogni azione quotidiana, un cono d'ombra, la morte di tutte le lucciole che punteggiavano di bagliori la noia di un buio piatto. E non so se sia il non avere più illusioni, l'averne avute troppe, o semplicemente la stanchezza. Il nulla mi affossa.

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Altrove - Morgan

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giovedì, settembre 20, 2007

Vicolo cieco

La situazione non è delle più rosee. Trovare un buco di camera qui a Torino (o in Torino, come dicono i veri piemontesi...) sembra un'impresa titanica. Oggi ho visto quello che credo sarà l'ultimo di una serie infinita di stanzini fatiscenti e poco illuminati e per visionarlo sono dovuta andare in zona Barriera di Milano, una di quelle che in tempi in cui ero meno disperata escludevo a priori. Ecco, adesso mi manca solo di andare in via Nizza, ma non ci tengo; mi è bastato quello che ho visto oggi. Il peggio è che tutti sentenziano e credono che sia io ad essere troppo esigente, ma sfiderei chiunque a visitare le case che ho scartato e a trovare quei posti abitabili e con un rapporto qualità/prezzo onesto. In media 300 euro al mese (a cui vanno aggiunte le spese) per camerette nelle quali, il più delle volte, mancano i due mobili davvero fondamentali per uno studente: scrivania e libreria. E se non mancano quelli c'è qualcos'altro che non va: in una casa non c'era l'armadio, in un'altra il materasso era di quelli imbottiti di lana (sì, proprio come quelli delle bisnonne!!!), in uno dei tanti appartamenti mancavano addirittura le pareti. E, stranamente, non mi consola il fatto che almeno, dopo tanto peregrinare da un tugurio all'altro, avrò dei succosi aneddoti da raccontare.
Inoltre, non posso più stare dove sono adesso. Non è che qualcuno me lo impedisca, ma semplicemente mi sono stufata e la mia misantropia sta toccando livelli inusitati. Il tutto non è immotivato, però, perché a forza di essere disponibile ho fatto la figura dell'ingenua, così le persone che ho avuto attorno mi hanno strappato via un pezzo per volta, come un branco di cani famelici ed ora sono ridotta letteralmente a brandelli, senza nessuno di cui potermi più fidare. Sono stanca di doppi giochi e sotterfugi, delle cose non dette, delle calunnie, dell'ipocrisia e di tutte le altre bassezze che infestano questo posto (e che caratterizzano la stragrande maggioranza di quelle che hanno avuto a che fare con esso in passato), ma non ho molta scelta.

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Fear of Sleep - The Strokes

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mercoledì, settembre 19, 2007

Io e Dot


Un periodo che comincia con la lettura di The Portable Dorothy Parker non preannuncia niente di buono. Immergermi subito in un mood cinico, agrodolce e malinconico non è il massimo per affrontare al meglio i mesi che mi aspettano. Anzi, non è la cosa migliore da fare neppure per andare serenamente incontro alla prima di una lunga serie di serate noiose, illuminate da una luce fioca e giallastra. Al momento ho solo due alternative possibili. La prima è Follia, che ho iniziato una vita fa ma non riesco - nonostante sia breve - a portare a termine. Troppo autocompiaciuto e poco coinvolgente, benché il soggetto si prestasse, (non la trama, però, che si snoda prevedibile e melensa come nella migliore tradizione dei romanzi rosa di quinta categoria), ma la scrittura distaccata e presuntuosa, come se McGrath si aspettasse un'ovazione alla fine di ogni periodo, me lo rendono a dir poco indigesto. Nel leggere mi sembra di averlo davanti: un uomo impettito che occhieggia dietro le lenti con l'espressione del primo della classe.
La seconda alternativa è Fight Club, che è bello e ben scritto. Palahniuk è un grande autore. Il problema è che l'ho letto e riletto (e ho visto più volte il film che ne è stato tratto) e lo conosco quasi a memoria. E presa da un impeto di rinnovamento mi sono lanciata su Dottie Parker, che non delude mai, anche se la sua angolazione non è la migliore per guardare il mondo con serenità. Sopravviverò a 603 pagine di malinconico cinismo e rassegnata ironia? Ai postumi l'ardua sentenza...

« I rasoi fanno male; i fiumi sono freddi;
l’acido macchia; i farmaci danno i crampi.
Le pistole sono illegali; i cappi cedono;
il gas fa schifo. Tanto vale vivere… »
(Dorothy Parker)



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A call to apathy - The Shins

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lunedì, settembre 17, 2007

Au revoiur

Le valige sono pronte. Tra qualche ora tornerò sul solito treno. L'estate finisce e lascia un po' d'amaro in bocca.

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Chicago at night - Spoon

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domenica, settembre 16, 2007

Vacuum

Che il Debridat sia un farmaco psicotropo? Sono tre giorni che non solo non riesco a scrivere, ma neppure a pensare e non per il dolore, (quello di solito funge da catalizzatore). In attesa di riscontri circa i suoi possibili effetti indesiderati, non mi resta che prendere atto di questo vuoto di coscienza.
Un paio di mesi fa, sotto una pioggia scrosciante che inondava Torino, dissi che una volta ogni tanto mi sarebbe piaciuto poter spegnere il cervello e non pensare, perché il continuo arrovellarmi che mi caratterizza è piuttosto faticoso; adesso che questo mio desiderio sembra essersi avverato, la cosa non mi appare più così positiva.
Ecco, è questo il problema, desidero sempre il contrario di quello che ho.

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Qualcosa che non cambia il mondo - Pinomarino

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giovedì, settembre 13, 2007

Impulsi

Aspetto e non so neppure cosa. Vorrei sentire odore di romanzo o di catastrofe, l'importante sarebbe riuscire a porre fine ad una stasi che sa di non-vita. Aspetto che qualcosa passi da qui per smettere di fissare vecchie orme sull'asfalto, che non so più a chi appartengano. Forse l'attribuzione è stata eccessivamente frettolosa...
I pensieri confusi che faccio prima di addormentarmi sono spietati. La verità è davanti al mio naso, benché mi ostini a non vederla. Ho passato la mia vita ad illudermi e costruire totem ingannevoli, che quando perdono la maschera rivelano in un istante la loro natura fasulla. Ecco perché la disaffezione esplode così repentinamente e senza possibilità di appello. No, non sono incostante. Posso credere per decenni in qualcosa e battermi anima e corpo ignorando il resto del mondo, ma appena c'è un'incrinatura mi scatta un click nella testa, si accende una spia rossa: è il segnale che l'incantesimo è rotto. Tutta colpa dell'assurda fiducia e del cieco entusiasmo che metto sul tappeto subito, immaginando perfezioni che non esistono e non essendo poi capace di tollerare che la realtà sia ben differente dall'idea che avevo di essa, che il mio investimento sia sproporzionato se confrontato a quello delle controparti. Idealismo ed ingenuità combinati insieme sono una vera disgrazia.

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Float on - Modest Mouse

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mercoledì, settembre 12, 2007

Ricomincia "Dr. House"


Tra la CGIL che si spacca, un nuovo allarme tsunami in Indonesia, le previsioni catastrofiche per il futuro del Paese dal punto di vista climatico, l'Italbasket che esce dagli Europei e la nazionale di pallavolo che segue a ruota, almeno c'è una buona notizia...

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8 or Ate - Tapes 'n Tapes

martedì, settembre 11, 2007

Preserale

Quali sono gli esatti confini di un ricordo? Come si fa a staccarne tutte le incrostazioni anche dagli angoli più irraggiungibili? Come evitare che qualche residuo sfugga e ricominci a proliferare? Strofino, strofino, ma resta tutto lì. E se provo ad ignorarlo ci riesco solo per poco. Dov'è l'errore? Quanti tentacoli ha?

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The Crane Wife 1 & 2 - The Decemberists

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lunedì, settembre 10, 2007

(Dis)appunti

1. Due leoni d'oro in due anni ad Ang Lee: un profano leggendo il suo palmares dedurrebbe che il taiwanese è il più grande regista di inizio millennio. Io non sono una profana.
2. Ormai, (grazie al direttore), nessuno che sia sprovvisto di occhi a mandorla può vincere il Festival di Venezia.
3. Pallavolo, basket, calcio, rugby: siamo messi male su tutti i fronti.
4. Tra sette giorni mi toccherà ripartire.
5. "Diario" defunge mentre nuove riviste di gossip continuano a spuntare come i funghi.
6. RaiDue trasmette uno speciale sugli Stones e lo fa presentare a...Zucchero!
7. Oggi è il mio compleanno...

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Blame it on the Tetons - Modest Mouse

EDIT (h 18:30)- Il punto 3 dell'elenco va corretto: abbiamo battuto la Turchia all'over time. Per gli Europei di pallacanestro c'è ancora speranza...ma che brutta Italia! Mi hanno fatto disperare così tanto che ho perso tre anni di vita davanti al teleschermo e alla fine del primo quarto stavo per strapparmi i capelli. Eppure, siamo ancora lì e ce la giocheremo con la Germania di Nowitzki. Il problema è che se si sta sul parquet come oggi si torna a casa di sicuro.

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sabato, settembre 08, 2007

Una vita fa

"La vedi nel cielo è quell'alta pressione e senti una strana stagione, ma a notte la nebbia ti dice d'un fiato che il dio dell'inverno è arrivato...". Canticchio tra me e me. Sorrido.
Anno di grazia 1998, Guccini Live Collection l'avevo fatto comprare a mio padre come regalo di Natale per mia madre, ma diventò subito uno dei miei must. A dir la verità, credo che lei non l'abbia mai ascoltato anche perché prese immediatamente posto tra i miei dischi. Fu un pezzo fondamentale della mia adolescenza. Erano gli anni della biografia del 'Che' divorata in un pomeriggio, della maglietta con la sua effige indossata a scuola per far vedere a tutti da che parte stavo, della tessera della SG, delle discussioni interminabili sulla politica di ieri, di oggi e di domani (ricordi, Alessandro?). Quindici anni di beata incoscienza e grandi ideali spalmati su poco più di un metro e sessanta. Tutto sembrava definitivo ed importantissimo. Perfetto o terribile, le vie di mezzo erano sconosciute. Un giorno la disperazione ti fagocitava nella propria ombra e quello successivo eri felice come una Pasqua. Le ore di lezione sembravano interminabili, ma le giornate volavano tra una battuta, un giro per la scuola durante la ricreazione, un cartanet. E l'estate mi sembrava sempre troppo lunga, perché la scuola mi piaceva e dopo le prime due settimane di vacanza ne sentivo già la nostalgia.
Adesso non c'è più quell'attesa, non ci sono volti che si desidera rivedere, non ci sono riti preliminari (come l'acquisto del diario, dei quaderni, ecc.). C'è solo una routine noiosa e una serie di impegni spiacevoli ma improrogabili, un continuo prendere coscienza del marcio che c'è attorno e del fatto che i nostri sogni, benché ammirevoli, nella maggior parte dei casi sono destinati a dirigersi di soppiatto e con le ossa rotte verso l'uscita d'emergenza, o magari l'hanno già fatto. Rimane solo il ricordo di quando ogni cosa era ancora possibile, di quando il destino sembrava materia malleabile nelle nostre mani e la consapevolezza che niente di questo ritornerà.

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Quello che non - Francesco Guccini

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venerdì, settembre 07, 2007

Mi ricordo

L'aria si rinfresca un poco ogni giorno e qualcosa della luminosità dell'estate va perduto. Sogno già l'autunno, la regina delle stagioni: rossa, marrone e giallo-dorata.

Mi ricordo quando frequentavo l'Università a Messina e a novembre nelle vie strette e in salita che dalla piazza del Duomo portano a via dei Verdi, venivo accolta da una pioggia di foglie secche che si staccavano sotto il peso degli uccelli migratori vocianti sulle chiome degli alberi. Un sipario in movimento, scrosciava e si apriva e chiudeva al mio passaggio. E lo scricchiolare del tappeto vegetale sotto le mie scarpe da tennis scandiva le tappe del mio breve percorso. Stormi di uccelli, come nuvole nere che si aggregavano e dissolvevano, animavano l'atmosfera del pomeriggio di Piazza Cairoli. L'autunno era secco e tiepido, dolce. Sembra passato un secolo.

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20 yers of snow - Regina Spektor

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giovedì, settembre 06, 2007

4x3=12

Lasciatemi essere un po' frivola. Una volta ogni tanto è necessario. Datemi il permesso di celebrare il ritorno dell'immenso Gianluca Basile. Sì, lo so, il top scorer italiano ieri sera è stato Belinelli, ma credo di non poter essere smentita quando dico che le tre "triple" di fila segnate dal Baso siano state la chiave di volta di una partita che ad un certo punto sembrava scivolare dalla mani dei nostri. Rivedere il capitano ricevere i complimenti dei compagni ed il "cinque" da Charlie Recalcati è stato emozionante, soprattutto perché l'ultima immagine che avevamo di lui in azzurro era quella risalente ai Mondiali dello scorso anno. Quei maledetti tre tiri liberi sbagliati a tempo scaduto contro la Lituania che ci eliminavano dalla competizione e le lacrime in conferenza stampa, mentre si accollava tutte le responsabilità del fallimento e chiedeva scusa ai compagni - soprattutto ai giovani - per avere infranto il loro sogno. Ma, soprattutto la decisione di dare l'addio alla nazionale. Se davvero fosse finita così sarebbe stato ingiusto e triste. Un giocatore del talento della guardia pugliese non meritava di lasciare come ultimo ricordo di sé solo quei maledetti tre tiri dalla lunetta. Anche Recalcati ne era consapevole e si è dato da fare, difendendo sempre Basile e parlandogli, fino a convincerlo ad essere di nuovo la guida di questa squadra di giovani promettenti. All'inizio non era andata bene, nei due incontri precedenti contro Slovenia e Francia l'Italia aveva perso e Gianluca era stato deludente. Si era attirato nuove critiche e con l'onestà di sempre le aveva accettate. Ieri sera però il ruvese è tornato ad essere determinante, per la gioia di tutti noi estimatori dei suoi tiri "ignoranti" e dell'uomo Basile, perché è anche questo che fa di lui un vero campione. Uno che quando c'è da riscuotere elogi lo fa - e chi si tirerebbe indietro? - ma che, parimenti, quando c'è da incassare i giudizi negativi li riceve a viso aperto, senza cercare scuse e nascondersi dietro un dito.

A dir la verità non mi faccio illusioni su questi Europei, anche se sulla base di ciò a cui ci ha abituati la nostra nazionale ultimamente tutto è possibile...

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Hoppipolla Afturabak - Sigur Rós

mercoledì, settembre 05, 2007

Il cielo caduto per voler essere luce

C'è vento e le porte sbattono. Una vita si agita quasi con stizza, pervade le cose e percorre le nostre strade. Anche se non esistessimo, se tutto il resto ci fosse esisterebbe comunque il rumore. Il movimento non è una prerogativa esclusiva degli esseri viventi e questo ha qualcosa di confortante, sottintende un'attività, un cambiamento incessante, e l'idea che il cosmo non sia in nostro scacco. Niente ci appartiene, molto ci sopravvive.
Il mare ci è testimone e compagno. Permane, osserva, scalpita e si gonfia di schiume di rabbia. Che grande dono il mare! Sentirne l'odore, percepire l'immensità di una distesa d'acqua di sfacciata bellezza. Una grazia autoritaria anima le onde che s'infrangono sulla battigia come se dovessero riaffermare una potestà, o un diritto di prelazione nei confronti di ciò che è circostante. Con l'aiuto del vento il mare sfida sfrontatamente la terra emersa, apporta caos, imprevedibilità e bellezza.

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People as Places as People - Modest Mouse

P.S. Vediamo chi sarà il primo a capire la citazione...

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martedì, settembre 04, 2007

Einmal ist Keinmal...(?)

Pur attorniata da un manipolo di detrattori, continuo a sostenere con forza il valore de L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere di Kundera. Perché è troppo comodo vederlo solo come un coacervo di oscenità. O un prodotto falsamente sperimentale ed autocompiaciuto. Signori, in questo romanzo c'è ben altro: c'è la storia, c'è la filosofia e c'è una riconsiderazione della letteratura. Avete presente Nietzsche e l'eterno ritorno? E Parmenide, con le sue teorie su leggerezza e pesantezza dell'essere? Ecco, è proprio di questo che si occupa Kundera e scrive il suo romanzo come se si trattasse di un eccentrico incrocio tra saggio filosofico, esperimento scientifico e narrazione. Egli prova a dimostrare la fondatezza della tesi di Parmenide, poi criticata da Nietzsche, secondo cui la leggerezza dell'essere - il disimpegno, poiché la vita è caduca - è preferibile al suo contrario. Ma lentamente, mentre procede nel proprio argomentare Kundera si accorge di una cosa: che questa vita privata di ogni responsabilità e impegno è un fantasma di vita, un abbozzo incompleto, una cosa tanto volatile da essere insignificante e che, dunque, la leggerezza spinta alle sue estreme conseguenze non è meravigliosa, bensì insostenibile.
E voi cosa scegliete? Di sopportare "il più pesante dei fardelli", o di volteggiare nell'etere?

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Tereza and Tomas - Bright eyes

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lunedì, settembre 03, 2007

Espungendo dalla lista...

Capita che camminando nella nebbia a volte si trovi un varco, uno spiraglio di visibilità in cui sgusciare per sottrarsi al grigiore in sospensione che costringe ad avanzare a tentoni. Provo ad infilarmici con una fiducia un po' da sprovveduta e smetto di chiedere le cose sbagliate, perché se non altro dopo tanti anni ho capito esattamente cosa voglio. Riuscire ad ottenerlo è tutt'altra cosa, però. Intanto mi dedico alla cancellazione delle voci inutili dall'elenco delle necessità. Fare spazio, ecco la chiave. Scarnificare i bisogni. Puntare all'essenziale. Soprattutto rispolverare la vera me stessa, che ho tenuta nascosta sotto una scorza coriacea fatta crescere per motivi contingenti. Voglio tornare, anzi tornerò ad essere esposta e vulnerabile, perché è questo che sono e voglio continuare ad essere. Il disincanto non fa per me.

Listening to:
We only come out at night - The Smashing Pumpkins

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domenica, settembre 02, 2007

Geografia esistenziale

Ci sono strade che conoscono un unico senso di percorrenza, un senso che si diparte da un centro e inesorabilmente si allontana verso una periferia sconosciuta e irraggiungibile per chi è relegato agli antipodi di essa. Da così lontano è concesso solo di congetturare su cosa accada in quei luoghi preclusi e fantasticando costruiamo episodi irreali di cui ci convinciamo fino a sfiorare il limite della paramnesia. Ma le storie immaginate contro il muro della ragione hanno la consistenza delle foglie secche che si sbriciolano appena le si sfrega tra il pollice e l'indice, semplicemente scompaiono, denunciando tutta la loro assurdità. La verità è che non si sa nulla se non dopo averlo visto, toccato, ascoltato, annusato, rincorso. Che il tempo cambia le cose e non impercettibilmente. Che più qualcosa o qualcuno si allontana e meno possiamo dire di conoscerlo. Che le coincidenze sono l'arma che il destino usa per depistarci. Che i ricordi con gli anni perdono l'odore, ed è esattamente questo il problema, perché ci perdiamo anche noi in un inseguimento folle e senza l'ausilio di tracce.

Listening to:
Red moon - David Gray

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sabato, settembre 01, 2007

Le ragazze di Osaka

Un uomo tutto vestito di nero, seduto su una sedia accarezza la sua chitarra. E subito, (non ho avuto neanche il tempo di invocarla silenziosamente), eccola. Ho bevuto ogni singola parola ed ogni nota con le lacrime agli occhi. Da parecchio non l'ascoltavo più e quasi non me la ricordavo, sommersa da anni di altra musica e di altre parole, ma dopo le prime due note ogni distanza era annullata e la voce di quell'uomo risuonava familiare ed addomesticava le resistenze del mio cuore. Esattamente come nel 1999, la prima volta in cui l'ascoltai. Credo fosse in un programma di Fazio. Il pezzo è ovviamente precedente, ma fu allora che io lo scoprii. E fu immediatamente così mio. Ci sono milioni di canzoni indubbiamente più belle, ne sono ben consapevole, ma allora era la cosa giusta al momento giusto. Quell'invocazione era anche la mia invocazione. Una cascata di pensieri disordinati mi ha travolta ad ogni frase anche stasera, non solo allora.

"...ma lei
chinava il capo poco
per salutare in strada
quelli colpiti
da stupore
da lì
si rifletteva chiara
in una tazza scura
in una stanza più
sicura
ma no
non voglio esser
solo
non voglio esser
solo no
non voglio esser solo mai..."

Listening to:
Le ragazze di Osaka - Eugenio Finardi

P.S. Non lascio questo blog, gli sono troppo affezionata...

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