domenica, gennaio 31, 2010

The state of the art (parte seconda)

Dovrei imparare a chiedere. Sì, dovrei proprio, anche se è la cosa che mi viene meno naturale, perché è davvero stupido sapere esattamente qual è la cura e non sollecitarla, soprattutto se chi può somministrarla è ben lieto di farlo.
Adesso, guarita da una delle mie ricorrenti tristezze cosmiche, so che la prossima volta in cui mi sveglierò e qualsiasi cosa mi farà paura, in cui mi vedrò piena di pecche e sarò sul punto di scoppiare in lacrime per un nonnulla, in cui mi sentirò così immotivatamente ansiosa da non riuscire a dormire e mi peserà perfino il semplice fatto d'esistere, allora dovrò domandare che mi si dia riparo per un po' nel silenzio di un abbraccio caldo e fermo, che mi si lasci affondare la testa nel buio di una spalla fino a che non mi sentirò di nuovo forte a sufficienza per affrontare il mondo e le sue piccole miserie. Quell'abbraccio e quella spalla, i soli che possano rasserenarmi. E dovrò convincermi che non c'è da vergognarsi a chiedere di tanto in tanto un surplus di affetto, né da sentirsi spregevoli ad averne bisogno.

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The state of the art

Va bene il vento, va bene il divenire, il movimento e l'evoluzione, ma se il cambiamento sa di declassamento non è meglio una stasi interminabile? Per certe cose non si dovrebbero mai sviluppare anticorpi. Certe urgenze non dovrebbero mai sembrare del tutto appagate.

Listening to:
Somedays - Regina Spektor

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martedì, gennaio 12, 2010

Rettifica

Spesso mi scoraggio in modo sproporzionato all'entità reale delle contrarietà in cui m'imbatto e ho bisogno d'essere riportata alla realtà, ho bisogno di allargare l'obiettivo, di non fissarmi sui particolari e considerare il quadro tutt'intero per ridare a ogni elemento la giusta dimensione. Pochissimi riescono nell'impresa di riuscire a distrarmi, di spingermi a considerare le cose con più leggerezza e meno malumore, di farmi sdrammatizzare. Uno meglio di tutti gli altri e la sua semplice esistenza basta a smentire qualsiasi pensiero fosco del week-end, qualunque previsione di sventura e a sciogliermi dal familiare guinzaglio dell'autocommiserazione.

Listening to:
Fake empire - The National

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domenica, gennaio 10, 2010

E' finita la festa

Perché quando hai (legittimamente) la luna di traverso all'improvviso "no" diventa una risposta inaccettabile? Perché devi anche spiegare, approfondire e sentire i commenti apprensivi quando in fondo vorresti solo non vedere nessuno, sprangare la porta della stanza, lasciare la tapparella giù e dormire per dimenticare d'esistere? Non è sorprendente che mi venga da pensare che in certi casi la solitudine non sia mai abbastanza.

Quando uscirò mi converrà non passare sotto balconi e finestre; visto l'andazzo m'aspetto che mi cada sulla testa un bel vaso di terracotta con terriccio e pianta annessi. Non è che voglia fare la melodrammatica, solo mi secca enormemente d'essere ripiombata d'un balzo nel consueto cliché secondo cui qualsiasi cosa nella quale io sia coinvolta (anche marginalmente) non possa far altro che andare per il verso storto...


P.S. Dopo tanto tempo ho partorito ben due post in due giorni, sarà un caso?

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sabato, gennaio 09, 2010

"Isn't it ironic?"

Non so perché - chiamatelo "sesto senso" - ma, viste le premesse, ho la strana impressione che il 2010 (un po' come la maggior parte degli anni pari da quando sono nata, del resto) sarà una colossale fregatura. Temo d'aver esaurito tutta intera la fortuna che mi spettava nei dodici mesi appena trascorsi.

Mi sento come De Niro in "Risvegli", accidenti!


Listening to:
Us - Regina Spektor

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