lunedì, gennaio 28, 2008

Ai ricchi ricchezza...

Doveva arrivare Bankitalia a dire quello che da anni tutti sospettiamo: il reddito dei lavoratori dipendenti non è cresciuto affatto tra il 2000 e il 2006, mentre quello dei lavoratori autonomi ha subito un incremento del 13, 1% in termini reali. Inoltre, il 45% della ricchezza del Paese è detenuto da un misero 10% di famiglie. In sostanza, i lavoratori autonomi stanno succhiando il sangue a quelli dipendenti, aumentando sempre più le loro parcelle in modo tale da accrescere comunque i loro profitti nonostante l'inflazione. E una sparuta minoranza detiene quasi la metà del patrimonio del Paese, lasciando al restante 90% degli italiani solo le briciole. Insomma, come recita il famoso proverbio siciliano: a li ricchi ricchizzi, a li scarsi scarsizzi (trad. ai ricchi ricchezza, ai poveri povertà).
E credete che sia Berlusconi l'uomo giusto per mettere fine a tutto questo? Lui che di quel 10% è il "re" incontrastato?

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venerdì, gennaio 25, 2008

Solidarietà






MEGLIO UN GIORNO DA PRODI CHE CENTO DA BERLUSCONI!!!





P.S.
Per una volta mi concedo il lusso di scrivere due post nello stesso giorno

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Tornare indietro, perché nulla cambi mai davvero in questa Repubblica da barzelletta

Mi dispiace. Per la prima volta cade un governo per il quale avevo votato e l'avevo fatto con grandissima speranza e convinzione. Ammetto di aver avuto più di qualche delusione da esso, ma l'alternativa è ben più tragica. E l'alternativa tornerà presto, bisogna solo capire quanto si dovrà aspettare. Questa volta sarà condita in salsa dianian-mastelliana, figliol prodighi che tornano finalmente a casa. Forse già dopo Pasqua torneremo nel nostro medioevo italico, dominato dalla filosofia del populismo berlusconiano e del suo "più panem (solo a parole) et circenses (nei fatti) per tutti". Con la gente che si farà abbindolare dalle autoreggenti della Brembilla e dalla promessa di sgravi fiscali che, se ci saranno si dovranno ascrivere all'ottima gestione dei conti pubblici promossa precedentemente da Padoa Schioppa, ma se saranno protratti nel tempo non faranno altro che, mentre lucidano l'immagine che il popolo ha del suo soft-dittatore, rimpolpare cospicuamente il debito pubblico. E questa volta l'Europa non ci perdonerà: saremo multati, richiamati e forse ci daranno definitivamente un calcio in culo. E ce lo meritiamo, perché siamo un Paese nel quale la gente, anziché disprezzare il fraudolento fruttivendolo sotto casa che il giorno prima vendeva le zucchine a 2000 lire e quello dopo a 2 euro, ripete la cantilena che le ha insegnato il suo "padrone": è colpa dell'euro. Come se una moneta avesse volontà propria e le banconote si fossero date appuntamento nottetempo per correggere al rialzo i prezzi con un pennarello...
Del resto, non c'è speranza che non vinca. Se si va al voto, oggi come oggi la maggioranza degli elettori è composta da cerebrolesi indotti, che passano la vita a guadare le reti mediaset e a rimbambirsi di conseguenza. In più, i diciotto-ventenni attuali sono stati praticamente allevati dal modello berlusconiano diffuso tramite le sue Tv, davanti alle quali genitori assenti, oberati di lavoro e distratti, li piazzavano per diverse ore al giorno, riuscendo in questo modo a risparmiare un po' sulla baby-sitter. Così questi giovani sono stati convinti ad abdicare alla propria intelligenza ed inseguire sogni di plastica, come diventare una velina o partecipare al Grande Fratello, squalificandosi di fatto, più o meno volontariamente, al rango di subumani. Tutti questi ragazzi non si rendono conto che Berlusconi li ha privati della cosa più preziosa: l'ambizione. Ma non l'ambizione rapace, quella alla Ricucci o alla Briatore, veri e propri santi nel pantheon del Cavaliere. Il modello berlusconiano ha castrato le coscienze, eliminando alla radice il pericolo che si verifichi un attrito tra le classi sociali. Nessuno oggi ritiene che sia ingiusto che un dirigente guadagni mille volte più di un operaio. Nessuno oggi scenderebbe in piazza, come hanno fatto i giovani francesi, per protestare fermamente contro la precarietà nel lavoro. Berlusconi ha assopito le menti e si è messo al riparo da ogni possibilità di conflitto sociale. La gente è stata addomesticata ad accettare tutto passivamente come se non fosse possibile porre rimedio ad alcunché. Il qualunquismo e l'antipolitica dilagano. E questo fa comodo a Berlusconi non solo come Presidente del Consiglio, ma soprattutto come imprenditore ed esponente della classe egemone. Perché così né lui né i suoi eredi dovranno mai temere di essere messi in discussione da un popolo scontento e determinato a mettere fine ad una inaccettabile sperequazione sociale.
Torneremo presto ad avere un'informazione imbrigliata e di parte, a vedere ai telegiornali una realtà fasulla confezionata apposta per rimbecillirci. Ad essere lo zimbello di tutte le nazioni democratiche ed anche di qualcuna che non lo è.
Questa dittatura serpeggiante è il peggio che possa riaccadere all'Italia. Al mio Paese, che amo anche se spesso non me ne dà motivo. Ed è triste constatare che adesso per insediare un "dittatore" non serva più la forza, ma basti andare alle urne. E questa volta sarà un vero plebiscito.

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sabato, gennaio 19, 2008

Stomacata

Ci sono quelli che cadono sempre in piedi. Quelli per i quali neppure l'ignominia di una condanna è un'onta. Quelli che non conoscono vergogna, ma sanno benissimo quali attenuanti invocare. Quelli che, benché colpevoli, si tengono stretta la loro "meritata" poltrona. Quelli che credono di essersela meritata proprio perché colpevoli. Quelli per i quali la colpa è un valore aggiunto, un marchio di furbizia. E ci sono quelli che eleggono qualcuno ben sapendo qual è la sua storia personale. Quelli che prima votano e poi negano prima che il gallo canti tre vole. Quelli che mettono la croce sul simbolo e poi puntano il dito...

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In coda - Cesare Basile

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martedì, gennaio 15, 2008

A volte

Ti immagino, a volte. Un tavolo pieno di carte, di libri ammonticchiati, di penne nere e di matite corte; e tu chino che leggi, scrivi, scarabocchi. E sempre così: con la tapparella abbassata e una luce giallastra, malata. Solo. In una stanza sottratta al tempo. In una solitudine che non ti appartiene. Ti vedo, a volte. Proiettato sul nero delle palpebre chiuse. Sei un criceto in gabbia e non ti hanno concesso neppure la ruota. Il tuo sguardo impercettibilmente convergente e all'ingiù si addice perfettamente a questa senilità prematura che ti è stata imposta. Eppure, le tue pupille, nere punte di spillo, graffiano il reale e ne raccolgono quanto più è possibile. Mi appari così: rassegnato, ma senza disperazione. Coraggioso, come l'eroe che sa di doversi sacrificare e continua a sperare che non sia necessario. Ti immagino, a volte.

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Roba di Amilcare - Paolo Conte

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sabato, gennaio 12, 2008

"Due note e il ritornello era già nella pelle..."

Grazie a Dio esiste il jazz per rimescolare tutti gli umori. Ogni tasto percosso, ogni corda di violoncello pizzicata, ogni soffio d'aria nel sassofono, imprimono una rotazione che emulsiona tristezze e buonumore. E alla fine si è diversi. Con un leggero aroma aspro di fumo di locale tra i capelli e il cuore che ha preso un ritmo sincopato e i piedi che non riesco a stare fermi.
Il jazz è sempre malinconico, ma di quella malinconia dolce, quella degli amori perduti e ricordati quando la ferita ha smesso di suppurare e non è più il tempo di recriminazioni e rimorsi.
Il jazz è come quella giacca un po' lisa e sformata, che si è modellata addosso a noi e alla quale siamo tanto affezionati da non privarcene, benché nell'armadio ce ne siano altre più nuove ed eleganti. Ma ci piace il suo taglio, che ci cade a pennello, e apprezziamo il fatto che il tessuto abbia ceduto un po' all'altezza delle spalle e ci permetta di incrociare le braccia senza avvertire alcun senso di costrizione. Rassicurante.


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Boogie - Paolo Conte

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venerdì, gennaio 11, 2008

Patologia dell'inettitudine

Ho bevuto l'ultimo gelido sorso di una tazza di tè dimenticata sulla scrivania, perfetta allegoria del mio iniziare un milione di cose e del mio dimenticarmene e ricordarmene sempre fuori tempo massimo. Il mio metronomo è difettoso e galoppa allegro quando dovrebbe muoversi adagio, e viceversa. Ma non stono: sono solo fastidiosamente indietro, o inspiegabilmente in anticipo. Non trovo grandiosità neppure nel fallimento. Se solo avessi meno immaginazione, mi rassegnerei alla consapevolezza della mia povertà di mezzi, ma un'infantile illusione - più che la vanagloria - mi impedisce di smettere di attardarmi in speranze manifestamente vane. E se avessi un briciolo di volontà, la si potrebbe chiamare ambizione: parola minacciosa che infastidisce per quella rapacità soggiacente che la connota, eppure, osservata da un'altra prospettiva è anche una parola nobile, che merita la più alta deferenza perché implica uno sforzo positivo da parte del soggetto per modificare la realtà. Invece, l'inerzia trasforma tutto in ridicola velleità.

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Trouble - Ray LaMontagne

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venerdì, gennaio 04, 2008

Rifiuti


L'emergenza rifiuti in Campania sta assumendo proporzioni sempre più spaventose e vari giornalisti-guru ostentando distaccata saggezza invocano i termovalorizzatori come soluzione; del resto, se hanno risolto la situazione in Lombardia e Veneto (addirittura, scrive oggi uno di essi, ve n'è uno a poca distanza da Piazza San Marco con emissioni minime), perché non adottarli anche in Campania? Che importa se la gente protesta! L'inceneritore è un baluardo del progresso.
Ammetto la mia quasi totale ignoranza sull'argomento, eppure, anche alla luce di
quanto letto circa un mese fa, non me la sento di unirmi al gregge degli snob che puntano il dito contro la gente: la gente che fa picchetto davanti ai siti di discariche potenziali o già attive, la gente che manifesta contro gli inceneritori, la gente che non prende sul serio la raccolta differenziata. C'è chi propone polemicamente di incarcerare chiunque si erga a capopopolo e di forzare i blocchi dei manifestanti, sottintendendo che questi sono solo degli incivili sabotatori e che le loro ragioni non valgono la pena di essere prese in considerazione. Questo non fa che rinverdire l'antico pregiudizio secondo il quale al Sud nulla funziona perché è la gente che ci vive a non "funzionare". Pregiudizio che si scontra con l'antitetico complesso dei meridionali, i quali ritengono che da Roma in giù nulla funzioni perché lo Stato ci ha abbandonato in balia della malavita organizzata e di una classe politica irrimediabilmente collusa e corrotta. Entrambi gli stereotipi, (come tutti i luoghi comuni, del resto), nascondono un fondo di verità: è innegabile infatti che il senso civico non sia propriamente una delle maggiori caratteristiche di noi meridionali, tuttavia, bisogna anche aggiungere che un po' troppo spesso lo Stato chiude un occhio su certe irregolarità che avvengono al Sud.
Mi piacerebbe che tutti coloro i quali stigmatizzano la popolazione campana per il proprio comportamento si chiedessero seriamente se, rebus sic stantibus, un possibile termovalorizzatore a Napoli potrebbe mai essere efficiente quanto quello di Venezia. Non credo che avrebbero difficoltà a trovare una risposta, e questa risposta sarebbe inevitabilmente negativa. Ad impedire che lo smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento sortisca in Campania gli stessi risultati che si registrano in Veneto vi sono una serie di fattori, ma uno di essi è il principale: la logica prevalente nell'assegnazione degli appalti al Sud. Fino a che la volontà dominante sarà quella di premiare il massimo ribasso, ogni attività resterà sempre appannaggio esclusivo della malavita. Inoltre, la massima riduzione dei costi di realizzazione si ottiene solo con l'utilizzo di materiali e progetti di seconda scelta o obsoleti, che mettono a rischio la salute della popolazione. Ed ecco che rispunta una questione vecchia e molto dibattuta: se, come ritengono alcuni, i termovalorizzatori sono uno dei vessilli del progresso, il Sud è come sempre costretto a pagare il proprio "progresso" in termini di peggioramento della qualità della vita.

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