Continuo a lavorare per costruire il futuro, che ha la spiacevole abitudine di prendere brutte pieghe se ci si distrae anche solo per poco. Mi aggrappo agli sparuti fili che dal cielo pendono sul precipizio e provo ad arrampicarmi su questi appigli provvidenziali, tanto graditi, quanto inaspettati. Provo a seguire l'esempio delle gocce tenaci che riescono ad averla vinta sui massi. Provo a mostrare la mia vera identità, a non essere rigida e sempre sulla difensiva, a non vergognarmi di una complessità che mi connota come un marchio fosforescente.
Mi pare che i fendenti della malasorte adesso si abbattano meno violentemente e che spesso, addirittura, mi manchino. E quando riesco a strappare un sorriso mi sento appagata. Mi basta per sentire il metronomo che freneticamente si agita nel mio cervello rallentare e i pugni disserrarsi e la mascella rilassarsi e la gola aprirsi e quello che sembrava strozzato, o incastrato di traverso, adesso può essere comodamente deglutito. Non soffoco più.
Listening to:
L'uomo col megafono - Daniele Silvestri
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