Il primo libro che ho "letto" era un cartonato che si intitolava Le Ruote Corrono: consisteva in una serie di filastrocche sui mezzi di trasporto (auto, moto, bici, camion...), con relative illustrazioni che in corrispondenza delle ruote avevano dei buchi concentrici nei quali potevi infilare le dita per voltare le pagine. Mi ispirò molto, tanto che il primo lavoro che sognai di voler fare "da grande" fu l'autista di betoniera; altro che maestre e ballerine! Questo libro l'ho rivisto di recente in una libreria di Torino e devo dire che la cosa mi ha emozionato parecchio, oltre a farmi intuire che all'ombra della Mole non ci deve essere un grande smercio di libri per l'infanzia.
Io e mio fratello ne avevamo anche un altro, di cui al momento mi sfugge il titolo, che trattava del diluvio universale e dell'Arca di Noè. C'erano tutti gli animaletti disegnati e tra di essi si intravedeva una strana figura che si intrufolava sull'imbarcazione e sulla quale in quegli anni congetturai per pomeriggi interi e che da grande stabilì essere il solenne deretano di un coniglietto giallo e rosa, con tanto di coda a batuffolo.
Il salto di qualità dai libri cartonati - e dalla mega raccolta di strisce di Paperino - a quelli "veri" avvenne con una collana della Mursia. Ricordo ancora il simbolo: un pulcino nero, una specie di Calimero senza guscio d'uovo sulla testa, seduto a leggere un libro rosso. Le pagine di ogni libro emanavano un profumo diverso. Il primo che mi fu regalato, (non ricordo da chi, però), aveva i bordi della copertina verdi con tante impronte di pulcino bianche stampate sopra. Si trattava de Il Giardino Segreto, che lessi e rilessi fino ad impararlo a memoria. Poi arrivarono La Piccola Principessa, con la copertina dai bordi rosa e una versione ridotta de L'Iliade, con bordi turchese. Nacque allora la mia passione per l'epica ed Omero, in particolare.
Tra un libro di favole e l'altro, arrivò poi l'incontro con il primo autentico libro per ragazzi. Avevo otto anni e il morbillo, difese immunitarie distrutte e, di conseguenza, umore ai minimi storici. I Ragazzi della Via Paal fu una prova durissima da superare. Il finale (che non svelo, non si sa mai che a qualcuno venga voglia di leggerlo), mi spezzò il cuore e con la fronte calda come una stufetta e il corpo devastato dall'esantema, piansi per un pomeriggio intero. Il passo successivo fu la saga completa di Piccole Donne, che avevo ereditato da mia madre. Come tutte le bambine di tutte le epoche, anch'io mi immedesimavo in Jo March e fantasticavo su Laurie. Beh, tutte le bambine tranne mia madre, che mi confessò di preferire Beth. Questo potrebbe dare un bel po' di lavoro ad uno psicologo: perché mai proiettarsi proprio in quel personaggio? Perché mai scegliere l'unica sorella che muore? E dire che lei era dolce e suonava il pianoforte non basta a riscattarla, per lo meno non nella mente di una bimba. Ma questa è un'altra storia. Magari un giorno ci scriverò su un post.
Dopo una serie di libri che non mi segnarono, (tranne Il ritorno di Lady Oscar che tutt'ora conservo e sfoglio spesso), la mia "infanzia letteraria" si esaurì presto.
Mio padre è da sempre un accanito sostenitore dei libri e non ha mai posto veti sulle nostre letture, così, noi figli, benché fanciulli, potevamo andare nel salotto di casa e prelevare dalla sua grande libreria qualunque volume che ci sorridesse. Fortunatamente non ha mai posseduto Il Delta di Venere, e L'Amante di Lady Chatterley all'epoca era relegato in doppia fila.
Il primo dei miei libri da adulta fu Il Vecchio e il Mare, il quale diede avvio alla mia storia d'amore platonico con Ernest Hemingway, che prosegue tutt'ora. Eppure, non fu questo a rappresentare il discrimine tra le mie letture di bimba e quelle di adolescente. Infatti, non appena lo terminai mi tuffai tra le pagine di Siddharta di Hesse, più che altro perché mi ispirava il titolo, credo. Lo lessi per intero e tutto sommato credo di averlo capito (benché non mi abbia entusiasmata), ragion per cui mi accorsi che dovevo passare stabilmente alle letture più "impegnate" e che, per quanto concerneva la letteratura, non avrei più avuto molto in comune con i miei coetanei. Avevo dieci anni e l'infanzia mi faceva ciao ciao con la manina mentre si allontanava da me a gran velocità.
Listening to:
Hypnotize - The White Stripes