martedì, marzo 31, 2009

Dilemmi

Sarà colpa del campione di profumo che mi sono improvvidamente spruzzata e che ora mi fa odorare disgustosamente di gelsomino, dandomi quella sensazione di capogiro e quasi-nausea che prende nelle cappelle del cimitero saturate dall'olezzo stucchevole dei fiori sul punto di appassire. O magari le nuvole, lo scirocco e questo caldo umido. Sarà il fatto che dormo troppo poco, ultimamente anche meno del solito. O sarà semplicemente la primavera, che mi rende sempre abulica e sfinita. Qualunque sia la causa, mi sento pericolosamente confusa, in bilico tra il fare e il non fare, il dire e il non dire, con la consapevolezza scomoda che non potrò rimandare ancora a lungo e il timore quasi paralizzante di fare il passo più lungo della gamba. E ancora e sempre, più di tutto vorrei che le cose mi piombassero addosso inopinatamente e non mi si chiedesse altro a parte il prenderne atto.

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Why can't you be nicer to me? - The White Stripes

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lunedì, marzo 30, 2009

Circolarità

Sono dentro una scatola, con solo un minuscolo buco per respirare e pochissima luce che riesca a filtrare attraverso. Periodicamente mi tirano fuori per ispezionarmi e allora il chiarore pieno mi ferisce le pupille costringendomi a chiudere gli occhi. Non appena mi assuefaccio un po' alla luce e riesco a sbirciare tra le palpebre socchiuse, ecco che mi ripiegano addosso i lembi di cartone e non li scostano più finché non sono nuovamente incapace di stare all'esterno.

A momenti ho l'impressione che in tutto questo non vi sia solo casualità, ma anche una lieve nota di sadismo.

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Out of time - Blur

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domenica, marzo 29, 2009

Tentennamenti

Certe volte vorrei proprio che la vita avesse una volontà autonoma, che diventasse dispotica, che si costruisse ex motu proprio e ciò che deve o non deve accadere non dipendesse in alcun modo dai miei sforzi, perché se fosse per me continuerei a procrastinare in eterno aspettando un'illuminazione o un accesso di risolutezza, pur sapendo che la prima ipotesi è del tutto irrealistica e l'altra presuppone il possesso di una qualità della quale sono miseramente sprovvista.

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Sleep the clock around - Belle & Sebastian

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sabato, marzo 28, 2009

Autofagia

Ciascuno ha i propri vizi, il mio è l'onicofagia. E' tutta la vita che tento di smettere di rosicchiarmi le unghie, senza successo. Non è una questione di carenza di forza di volontà, è che mi è proprio impossibile. Martoriarmi le falangi mi è necessario perché è un'attività compensatoria e quando accanendomi sulle cuticole finalmente riesco a strappare un pezzo di pelle e a sanguinare mi sento quasi sollevata. L'onicofagia mi garantisce quantità accettabili di dolore fisico sempre raggiungibili quando ho bisogno di una sofferenza "diversa" per riuscire a tacitare l'angoscia; come si può pretendere che vi rinunci?
Il mangiarmi le unghie, quindi, più che un vizio è un sintomo la cui eziologia spesso è complessa. E' l'effetto visibile di una causa invisibile, l'indizio discreto di un malessere. Chi avesse voglia e tempo da perdere potrebbe intuire qualcosa della mia anima semplicemente osservando lo "stato di usura" delle mie dita e le sue periodiche variazioni.


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Come un cammello in una grondaia - Franco Battiato

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venerdì, marzo 27, 2009

Stuck

Suona sempre la stessa musica: la felicità è la melodia e il senso d'inadeguatezza è l'accompagnamento, e anche se sembrerà impossibile mi sento contemporaneamente elettrizzata e disfatta. E stanca, stanchissima, della mia personalità e del mio carattere che alla lunga riuscirebbero a sfiancare chiunque, e della mia incapacità di limare almeno un po' gli spigoli e di fare timidamente capolino dal mio guscio.

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Cose semplici e banali - Afterhours

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giovedì, marzo 26, 2009

Coincidenze

Mentre navigavo distrattamente su internet sono inciampata in un racconto di Marco Lodoli che si è rivelato l'ennesimo messaggio acausale piovutomi addosso all'improvviso. Ora gli eventi di questo tipo non mi sorprendono più, non mi spaventano, non mi fanno sentire eterodiretta, anzi, adesso ogni segno mi rassicura come una conferma incisa sulla pietra. Troppe cose sono successe per poter pensare ancora che ci siano dei nodi da sciogliere, che mi debba difendere dall'idea che questa sia una fulgida manifestazione di quello che qualcuno chiamerebbe il 'destino'.
Questo destino all'inizio era una sensazione strana, una sorta di riconoscimento incosciente, una fiducia poco accorta basata su niente più che una voce che suonava inspiegabilmente familiare. L'insensata consapevolezza di non essermi mai sentita estranea, nemmeno per un minuto, e la certezza che non mi fosse mai successo in precedenza. Poi, con il passare dei giorni, è diventato una lunga sequenza di frasi e gesti e racconti, con ogni elemento che si accordava all'altro in maniera non accidentale, incastrandosi perfettamente nello spazio designato, e tutto a un tratto è stato un odore che riuscivo a sentire anche stando da sola nella mia stanza. E quell'idea curiosa che avevo da bambina, (ma avevo dimenticato e che solo di recente mi è tornata in mente), che da grande, chissà perché, mi sarei innamorata di una persona con gli occhiali.

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Criminal - Gotan Project

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mercoledì, marzo 25, 2009

Sensi di colpa

Sono una persona faticosa e mi spiace. Vorrei almeno che la meta valesse un tale sforzo e in me la qualità corrispondesse al prezzo, ma temo di essere un prodotto dozzinale a un costo esorbitante, un investimento sproporzionato rispetto alla remunerazione che è in grado di garantire.

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Blu notte - Paolo Conte

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martedì, marzo 24, 2009

Ineffabilità

All'improvviso mi sembra che tutto raggiunga (o cospiri per) una coerenza. Peccato solo che non mi riesca di trovare parole per raccontarlo. Ma, in fin dei conti, è forse meglio che rimanga ancora qualcosa che non può essere pensato ed espresso in modo soddisfacente, un che di primitivo e silente e inarticolato, che sia inafferrabile e resti al sicuro dalla mia patologica mania di notomizzare.

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Somewhere there's a feather - Nico

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lunedì, marzo 23, 2009

Frutti dell'immaginazione

"C’è, tra me e il mondo, una nebbia che mi impedisce di vedere le cose come veramente sono - come sono per gli altri."
(Fernando Pessoa)

Dev'essere così, non c'è altra spiegazione...

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Canzone di notte n°2 - Francesco Guccini

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domenica, marzo 22, 2009

Presentimenti

Non capisco, sono smarrita. Non so che pensare ma penso ugualmente, senza alcun sistema, senza alcuna coerenza. Sarei pronta a mettere in dubbio qualunque cosa adesso, anche quelle che mi sembravano ormai assodate, tanta è l'assurdità che emerge da ciascuna prospettiva io esamini i fatti.
Non riesco a dormire. Provo a respirare e il respiro si rompe in singhiozzi che non sono più capace di ricacciare mentre le domande vorticano freneticamente e finiscono per addossarsi l'una sull'altra formando una matassa indistinta, senza che vi siano risposte che aiutino a trovarne il bandolo.

Mi sento incrinata, percorsa da una crepa longitudinale che si allarga, e mi chiedo a che serva tutto il mio pessimismo se l'aspettarmi sempre il peggio non riesce comunque a vaccinarmi, o quantomeno a farmici rassegnare.

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Volcano - Damien Rice

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sabato, marzo 21, 2009

Proposito del fine settimana

La devo smettere di pensare e scrivere e parlare per metafore. Le metafore sono incredibilmente pericolose: sono solo l'illusione di esprimere il più possibile senza dire, in realtà, un bel niente. Quando finalmente mi divincolerò da questa stupida mania di arzigogolare sarà la cosa più saggia che abbia mai fatto. Già dieci anni fa mi fu detto chiaro e tondo quanto fosse irritante il mio modo di aggirare le questioni importanti seppellendole sotto arabeschi di fantasie e parole, ma pare che non sia riuscita ancora ad imparare e continuo ad accarezzare senza mai stringere, ad immaginare senza dire, a sognare senza vivere e a sorprendermi stupidamente che alla fine le cose vadano sempre a ramengo.

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Natural disaster - Andrew Bird

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venerdì, marzo 20, 2009

Falso movimento

Ogni tanto ho l'impressione di partecipare anch'io al divenire, ma puntualmente scopro che si tratta dell'ennesima illusione consolatoria che mi sono confezionata in una stupenda carta iridescente. Ormai dovrei saperlo: io non avanzo e nemmeno recedo, io mi avvito su me stessa.
Man mano che passa il tempo torno ad avvertire nitidamente il solito senso grave di estraneità, come se ciclicamente mi tramutassi nel precipitato di quella che prima sembrava una soluzione, o fossi una specie d'inutile appendice che all'occorrenza può essere recisa senza troppi indugi o rimorsi e poi altrettanto facilmente si può riattaccare, a piacimento. E non è tanto questo che mi disturba, quanto il fatto che, esattamente come un'appendice che non venga prontamente conservata sotto formalina, in questo lasso di tempo io tenda a rattrappirmi. Allora i pensieri diventano enormi cucchiai che mi svuotano furiosamente e questa fastidiosa erosione dall'interno mi deprime e mi fa vacillare.

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Parallel lines - Kings of Convenience

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giovedì, marzo 19, 2009

Interrogativi

Ci pensavo oggi pomeriggio mentre, talmente assorbita dal flusso caotico delle mie fantasticherie, mi arrendevo all'idea di non riuscire a leggere: sono un po' più profonda di quanto riesca a dimostrare - ammesso che questa parola così abusata abbia ancora un senso - eppure quando si tenta di scandagliare quello che si trova sotto la superficie, in preda alla confusione più arruffata a domanda rispondo sempre con qualche banalità. Malgrado le mie intenzioni, quello che è emerso di me stessa finora non è poi così lusinghiero. Si potrebbe dire che mi sono dimostrata un gradino al di sopra dell'ordinario, ma miseramente al di sotto dell'interessante. Per questo mi piacerebbe sapere cosa, nonostante tutto, mi renda degna di attenzioni e perché si creda (e da quali particolari si intuisca) che possa valere la pena di sprecare del tempo con me.

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Great expectations - Cat Power

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mercoledì, marzo 18, 2009

Gocce di analgesico


"...questa strada zitta che vola via

come una farfalla, una nostalgia..."


Domani, lo so già, torneranno la noia, l'impazienza e quel senso di vaga tristezza appiccicaticcia di quando ci si risveglia troppo presto da un bel sogno. Domani mi dispererò di nuovo per colpa del destino dilatorio e il pomeriggio mi sembrerà uno strascico chilometrico impossibile da accorciare. Ma finché durerà oggi (ancora poche ore, purtroppo) resterò sotto l'effetto di questo dolce stordimento che fa sembrare tutto infinitamente più semplice e piacevolmente inevitabile, come se bastasse essere agita senza essere obbligata ad essere agente, come se potessi abbandonarmi con tranquillità al flusso degli eventi, che sanno già esattamente quale sia la loro destinazione, e aspettare semplicemente che tutto venga da sé, sorretta dall'irrazionale fiducia che al momento opportuno d'improvviso mi scoprirò capace di fare o dire la cosa giusta. Come se la vita non fosse altro che una strada già tracciata e non restasse che seguirla.


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Hemingway - Paolo Conte

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martedì, marzo 17, 2009

Senza scorza

Sì, che mi biasimino! Non mi importa di non essere in grado di esercitare il conveniente distacco emotivo che sarebbe appropriato alla mia età. Sarò infantile, certamente, ma meglio così che cinica. Del resto con la mia aria trasognata dalla quale mi è impossibile separarmi, quando sto con i piedi per terra sono ridicola come l'albatro e il poeta. Un po' di tranquilla ingenuità e di anacronistico idealismo sono le sole cose che posso portare al mondo, non mi pare di avere nient'altro di speciale, e certe volte, forse peccando di presunzione, mi sembra sia quasi una missione: resistere all'idea che il prezzo conti più del valore. E' per questo che quando la posta si fa interessante mentre tanti si affannano a non scoprire mai il proprio gioco fino all'ultima mano, io metto le carte sul tappeto quasi all'istante e rilancio sempre con la fiche più alta che ho.
Non trovo che sia davvero così riprovevole essere esposta e vulnerabile e ho l'impressione che se mi difendessi strenuamente dal coinvolgimento, come se l'insensibilità fosse il baluardo estremo da preservare a costo della vita, alla fine sarebbe solo a mio svantaggio. Vivere in un vuoto emozionale può essere comodo e risparmiare un'infinità di cicatrici, ma non c'è gioia nel non compromettersi e io non amo estraniarmi. Il problema, semmai, è che poi non mi riesca di esternare tutto il mio trasporto e me ne stia qui da sola a dibattermi nell'eterno dissidio tra impazienza e timidezza, a contare il tempo insopportabile che mi separa dalla prossima, minuscola, gratificazione, aspettando con trepidazione anche un unico barbaglio. Che come sempre io vedrò solo con la coda dell'occhio, quasi temendo un'impossibile fagocitosi se solo osassi guardare davvero. E il cielo sa se non mi piacerebbe essere in grado di farlo e se ogni minimo contatto non mi scuote fino all'andito più remoto...

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Niente di particolare (a parte il fatto che mi manchi) - Cristina Donà

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lunedì, marzo 16, 2009

Grigiore

L'oppressione di certi giorni apparentemente interminabili è come un guinzaglio lungo a sufficienza da lasciare in grado di correre per un metro e poi strozzare all'improvviso, dando in una frazione di secondo l'aspra consapevolezza che non resta che adattarsi al passo molle del padrone. Bisogna rassegnarsi ad aspettare che queste giornate passino al ritmo di un sole che sembra non muoversi mai e aggiungerle al novero del tempo sprecato, perché non c'è modo di riscattarle. A volte basta leggere un po' per ricacciare il senso d'insofferenza, altre invece, come adesso, i pensieri ti portano a contare le ore, se non addirittura i minuti, e l'unico effetto è quello di dilatare fino al parossismo gli intervalli tra un giro di lancette e il successivo. Utile e piacevole quanto lo strofinare una pietra pomice su una ferita aperta.

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The man who sold the world - David Bowie

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domenica, marzo 15, 2009

Biglietti da visita

E' tutto il fine settimana che ci penso e non sono ancora riuscita a decidere se ammettere di andarsene in giro con il proprio libro preferito sempre in borsa sia patetico o affascinante. Se mi faccia apparire più come una specie di psicopatica o, stando a quello che mi disse una volta un'amica alla quale non credo perché è troppo cortese per riuscire a spiattellarmi in faccia la verità, come un personaggio da commedia romantica. Ma probabilmente la mia amica si riferiva alle commedie di Woody Allen con Diane Keaton. Quindi sì, decisamente debbo dare l'impressione di essere una psicopatica...

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Green fields - The Good, The Bad & The Queen

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sabato, marzo 14, 2009

La poesia delle piccole cose

Per la stragrande maggioranza degli esseri umani le speranze di vivere esperienze davvero indimenticabili, di compiere grandi imprese e attingere alla fonte della gloria sono miseramente esigue, di conseguenza, per non soccombere alla noia della routine quotidiana, bisogna darsi delle ragioni di vita a portata di mano, dei motivi realistici per cui essere felici. Bisogna sapersi accontentare, gustare i piccoli piaceri: il profumo del pane appena sfornato, i gatti che fanno le fusa, la bolla di sapone che si forma involontariamente mentre ci si lava le mani o il riflesso delle nuvole nelle pozzanghere.

E poi, chi l'ha detto che conquistare una medaglia olimpica o ricevere il premio Nobel renda più felici o sia davvero più emozionante dell'avere una farfalla che ti vola a un centimetro dalla spalla?

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A day in the life - The Beatles

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venerdì, marzo 13, 2009

Lentamente

Mi colpisce il fatto che, pur non avendo la minima idea di quello che succederà, non avverta alcun fastidioso sentore di vertigine e che il mio senso dell'umorismo adesso non sia uno steccato per mantenere le distanze, bensì un modo discreto per cercare di avvicinarmi.

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Voglio una pelle splendida - Afterhours

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giovedì, marzo 12, 2009

Pesi sulla coscienza

Mi lusinga molto il fatto che si facciano delle cose per me, ma non voglio assolutamente che si arrivi al punto di rischiare di doverci rimettere personalmente: non posso accettarlo, la mia coscienza non me lo permette. Non voglio causare alcun tipo di difficoltà e, se anche non dovessero mai presentarsi problemi, non potrei comunque sopportare che gente tutto sommato gretta iniziasse - ammesso che questo non sia già accaduto - a pensar male e criticare tacitamente gonfiando il petto con (presunta) superiorità. Quel tipo di persone aspetta sempre il passo falso degli altri per poter alimentare maldicenze e non si fa di certo scappare particolari del genere, e sarebbe del tutto ingiusto e ne soffrirei profondamente.
Questa spiacevole situazione è colpa mia, ne sono la causa e l'effetto, perché sono troppo "obliqua" e reticente e non sono riuscita a far capire che non c'è proprio niente che mi si debba dimostrare. Proprio niente. E se la soluzione di tutto è che parli chiaro, allora parlerò.

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Hit the switch - Bright Eyes

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mercoledì, marzo 11, 2009

Edipo e Antigone

Avanzo a tentoni come un cieco, perché non c'è altro modo in cui potrei muovermi. Probabilmente dall'esterno deve sembrare che non mi sposti affatto, ma giuro che ho fatto già parecchi passi. E spero e aspetto che si capisca la mia difficoltà e si decida di condurmi per mano, per evitare che mi perda o che alla fine per paura decida di fermarmi a metà strada.

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All my stars aligned - St. Vincent

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martedì, marzo 10, 2009

Not just a stranger...

In mezz'ora il mondo ha cambiato senso di rotazione. Forse nessun altro a parte me l'ha percepito, ma è successo.

Avevo temuto di non potermi fidare ed invece ho scoperto di riuscire addirittura a confidarmi, cosa che non sono capace di fare quasi mai, quasi con nessuno, (motivo per il quale tengo questo ridicolo diario virtuale, perché da qualche parte devo pur far sfiatare i miei pensieri sperando che qualcuno ogni tanto ne esamini il vapore, altrimenti imploderei).

Oggi, dopo molti giorni, non sento il bisogno di piangere: ho esternato a parole tutto il mio dispiacere e ho avuto la sensazione nettissima di essere davvero capita e che quello che dicevo non lasciasse per niente indifferenti. E adesso, dopo questa breve ed insolita escursione al di fuori di me stessa, mi sento piacevolmente leggera e rasserenata.

La vita mi sta facendo un regalo, io probabilmente non lo merito, ma so che lo voglio accettare comunque.

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Let down - Radiohead

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lunedì, marzo 09, 2009

Mi è passata

Sì, lo ammetto: ogni tanto tendo a drammatizzare eccessivamente le cose. Ho la disgrazia di essere una persona sensibile e di avere la predisposizione a farmi risucchiare dai gorghi violenti dell'emozione prima di riflettere, così spesso mi dispero in maniera irrazionale e verso fiumi di lacrime per ciò che mi pare di intuire tra le righe, dimenticando colpevolmente di essere quella che travisa i messaggi, fa milioni di supposizioni campate in aria e poi, nonostante ciò, ha sempre bisogno che tutto sia esplicitato, perché altrimenti non si accorge mai delle cose a meno di sbatterci violentemente contro. Basta un nonnulla perché mi lanci in elucubrazioni peregrine che mi portano inevitabilmente a trarre conclusioni affrettate, magari anni luce lontane dalla verità, che hanno il potere di farmi subito deprimere e mettere sulla difensiva. Perché? Semplicissimo: il mio "cervello" non si trova in testa ma da qualche parte a metà strada tra il cuore e lo stomaco, e questo, combinato al fatto che tendo ad essere piuttosto rigida, non giova certo all'affidabilità delle mie percezioni e all'obiettività dei miei giudizi. Che sia questa una delle ragioni per cui ho realizzato così poco nella vita? La risposta mi pare abbastanza ovvia...

Ora - più di ventiquattr'ore, una notte insonne e circa cinque pacchetti di fazzoletti di carta dopo - con il naso rosso, gli occhi notevolmente gonfi (al momento non sono proprio quello che si definirebbe "un bello spettacolo"...), ma il cuore di gran lunga più leggero, mi viene quasi da sorridere per questa mia crisi tanto improvvisa quanto incontenibile. A mente fredda, una volta placatasi la tempesta ed essendomi costretta a ragionarci un po' su, mi rendo perfettamente conto che non c'è un solo motivo razionale per il quale dubitare e sentirmi raggirata, né per ritenere che la mia fiducia sia stata mal riposta. Ci sono, invece, decine di particolari che testimoniano l'esatto contrario. Che dire, a questo punto, se non che sono ridicola come un'adolescente?
Eppure, per quanto dolorosa, l'esperienza non è stata interamente negativa e mi ha lasciato la consapevolezza che, se un'inezia basta a provocarmi reazioni tanto inconsulte, la questione che sta a monte di ogni cosa riveste ormai per me un'importanza nient'affatto trascurabile e mi fa decisamente piacere notare che sia così, che io abbia ancora questa capacità di vivere le cose con tanto trasporto ad un'età che con ogni probabilità dovrebbe suggerire tutt'altro tipo di atteggiamento.

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A certain romance - Arctic Monkeys

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domenica, marzo 08, 2009

Zelig

Come faccio a fidarmi ancora adesso? Detesto quando le persone mostrano comportamenti diametralmente opposti a seconda che io ci sia o no. Mi confonde, mi spaventa e mi fa sentire presa in giro. Qual è la verità? Quella che viene messa in scena quando io sono assente o quella che viene somministrata a me? Per quanto sia disposta ad accettare che ogni personalità presenti dei tratti di incoerenza, questo è decisamente troppo. Come si può essere allo stesso tempo tanto rassicuranti e tanto smargiassi? E se davvero è così, beh, è ancora peggio: non saprò più cosa aspettarmi e non saprò più chi ho davanti. E' destabilizzante ed io ho un bisogno disperato di univocità, non per ridurre la complessità degli esserei umani, no, le sfaccettature mi piacciono, ma l'essere bifronte, quello non riesco a giustificarlo. Trovo che sia solo un modo di accattivarsi simpatie raggirando le persone.

Adesso quello che mi chiedo è: perché? Cosa si sperava di ottenere? Di dimostrare? E' così crudele prendersi gioco di me, peggio che sparare sulla Croce Rossa. E mi ferisce ancora di più il fatto che tutto ciò sia fatto scientemente e ci si premuri perfino di raccomandarsi che certe cose non arrivino al mio orecchio, affinché l'architettura di quest'impostura non subisca incrinature. Una grandiosa dimostrazione di rispetto nei miei confronti, non c'è che dire...

E in fin dei conti la verità fondamentale è sempre la stessa: sono stata un'ingenua, come d'abitudine.

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sabato, marzo 07, 2009

Complessi e conseguenze

In fin dei conti ho sempre saputo qual è il mio problema: il guaio è che non riesco a liberarmene. Una persona più coraggiosa, o forse solo un po' più saggia, si sarebbe ribellata già da tempo, ma io non ne sono capace e sto mandando al diavolo la mia intera esistenza perché non riesco mai ad avere l'approvazione dell'unico essere umano che - oramai dovrei saperlo - me la negherà comunque per sempre, visto che non sarò mai perfetta. Tutto ciò, col solo risultato di costruirmi pezzo per pezzo un destino di fallimento e scendere ogni giorno un gradino più in basso nella scala della stima che ho di me stessa. E sono già arrivata ai numeri negativi, spinta inesorabilmente nell'abisso da ciascuno dei suoi giudizi sfavorevoli, che mi pesano come pietre tombali e mi convincono sempre più di essere completamente inutile e inadeguata. Ultimamente sono perfino capace di piangere per pomeriggi interi perché non mi riesce di guidare bene la macchina...
Per questo non ho sogni e non ho ambizioni: perché ogni cosa mi pare spropositatamente al di sopra delle mie possibilità e quindi non mi sembra il caso nemmeno di prendersi il disturbo di desiderarla o di tentare. Tanto vale mollare subito e risparmiare sulle illusioni, sperando in questo modo di evitarsi almeno i "te l'avevo detto" post-disfatta.
Per questo scappo sempre dalle persone che tengono a me e alle quali anch'io tengo: perché penso di non essere abbastanza intelligente, abbastanza divertente, abbastanza carina, abbastanza interessante, e, temendo che queste all'improvviso si accorgano della mia mediocrità e ne restino deluse, preferisco giocare d'anticipo. Mi sento sempre sopravvalutata e stare sui piedistalli mi dà immediatamente le vertigini.
Per questo finché sarò io a dover decidere, finché spetterà a me l'ultima parola, non farò altro che fare e dire l'esatto contrario di quello che vorrei, o peggio non fare e non dire proprio un bel niente. Se esistesse un TSO emotivo, ne avrei disperatamente bisogno.

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Nude - Radiohead

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venerdì, marzo 06, 2009

Come al solito

"Il mondo è di chi nasce per conquistarlo
e non di chi sogna di poterlo conquistare, anche se ha ragione.

Ho sognato di più di quanto Napoleone abbia realizzato.
Ho stretto al petto ipotetico più umanità di Cristo.
Ho creato in segreto filosofie che nessun Kant ha scritto.
Ma sono, e forse sarò sempre, quello della mansarda,
anche se non ci abito;
sarò sempre quello che non è nato per questo;
sarò sempre soltanto quello che possedeva delle qualità;
sarò sempre quello che ha atteso che gli aprissero la porta davanti a una parete senza porta,
e ha cantato la canzone dell'Infinito in un pollaio,
e sentito la voce di Dio in un pozzo chiuso.
Credere in me? No, né in niente.[...]

Ho fatto di me ciò che non ho saputo,
e ciò che avrei potuto fare di me non l'ho fatto.
Il domino che ho indossato era sbagliato.
Mi hanno riconosciuto subito per quello che non ero e non ho smentito, e mi sono perso.
Quando ho voluto togliermi la maschera,
era incollata alla faccia.
Quando l'ho tolta e mi sono guardato allo specchio,
ero già invecchiato.
Ero ubriaco, non sapevo più indossare il domino che non mi ero tolto.
Ho gettato la maschera e dormito nel guardaroba
come un cane tollerato dall'amministrazione
perché inoffensivo
e scrivo questa storia per dimostrare di essere sublime."
(Fernando Pessoa, Tabaccheria, vv.50-62, 110-122)


E continuo sempre, inesorabilmente, a sgusciare via come un'anguilla che scappa dalla bagnarola posata accanto al banco del mercato del pesce, con l'unica differenza che ciò che l'anguilla fa per istinto di conservazione io lo faccio per pura idiozia e forse anche per un sottile cupio dissolvi.

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Uragano vite - Marco Parente

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giovedì, marzo 05, 2009

Pensieri biforcuti

Mi sento strattonata contemporaneamente in due direzioni opposte, come gli emisferi di Magdeburgo, ma dentro di me non c'è il vuoto e, soprattutto, non sono d'ottone: io mi posso lacerare all'improvviso e sanguinare. E poi rimarrà ben poco da ricomporre.
Sono affossata dal peso di una felicità che intuisco essere possibile, ma che mi sembra di non meritare e alla quale, tuttavia, sento di essermi già sconsideratamente affezionata. L'estremo compiacimento e l'immensa gratitudine che provo si stemperano in un senso di colpa opprimente, perché sono fin troppo consapevole di essere stata di gran lunga sopravvalutata, e l'impazienza sfuma sempre nel timore viscerale che salti fuori in tutta la sua oscena evidenza la mia totale e irredimibile inadeguatezza.

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Educazione all'inverso - Moltheni

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mercoledì, marzo 04, 2009

Occhi bassi

Quanto scialacquio di fatica e materiale, dotarmi di due occhi così grandi e farli incapaci di guardare! Che almeno lo sguardo sia sottratto alla forza di gravità!

Il vuoto di per sé non merita di essere scandagliato dalle pupille a meno che la mente non vi proietti pensieri ed immagini, visioni e fantasie; ma perché industriarsi tanto se basterebbe voltare appena la testa per trovare significati esogeni già pronti e meritevoli di osservazione, che attendono solo d'essere introiettati e, di conseguenza, non richiedono alcuno sforzo d'esternazione?

Può essere giustificabile e comprensibile che non si sia in grado di dare, ma si può altrettanto accettare e spiegare che si sia incapaci d'accogliere?


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Lion's mane - Iron & Wine

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martedì, marzo 03, 2009

Desideri

Non sono mai stata venale, né ambiziosa: le mie aspirazioni sono esageratamente semplici, anche se per nulla a portata di mano. Più di tutto, vorrei poter essere l'ultimo pensiero felice che qualcuno fa prima di addormentarsi.

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Make no sound - Gomez

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lunedì, marzo 02, 2009

Misspent youth

Ho sempre vissuto tra simulacri, come qualcuno che pretenda di conoscere il mondo solo perché possiede cartoline e souvenir provenienti da ogni paese. Con una dedizione ed un metodo che, se non avessero portato ad effetti nient'affatto positivi, sarebbero degni della massima ammirazione, ho fatto di tutto per cercare di ricreare un microcosmo in 15 m² scarsi, arrivando al punto di costruirmi perfino un cielo stellato personale sotto il quale andare a dormire ogni notte, nell'illusione pericolosa di riuscire a bastare a me stessa, di poter essere quasi del tutto autosufficiente, di poter chiudere la porta della mia camera e ignorare che al di là di essa ci fosse un altrove con il quale doversi immancabilmente confrontare. Ma all'improvviso questo minuscolo metamondo mi pare incredibilmente angusto e vedo in tutta la sua disarmante prosaicità che il mio cielo è solo una serie di misere stelline di plastica fosforescente attaccate al soffitto. E, tuttavia, ho paura che adesso sia troppo tardi e non ci sia più niente da fare per me, che sono un animale cresciuto in cattività.

Listening to:
Stumbleine - The Smashing Pumpkins

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domenica, marzo 01, 2009

Domenica mattina

Per iniziare piacevolmente una giornata non c'è niente di meglio che prendersi una bella sfilza di insulti prima delle 11.00...

Ho deciso, fonderò un partito che lotti per l'abolizione dei clacson.


Listening to:
Masterswarm - Andrew Bird

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